Trieste, oltre un’ora sul taxi in preda alla paura

Una trentenne denuncia il conducente per una corsa notturna ben più lunga di quanto necessitasse il tragitto

TRIESTE Con a bordo una giovane donna terrorizzata, non ha percorso il tragitto più breve fino alla destinazione. Ma ha fatto un lungo giro per la città durato oltre un’ora, con una sosta in un vicolo buio. Così è successo, in una notte d’estate a Trieste, per una corsa in taxi che ricorda tanto quella del mitico “Gas” Terry Lawson nell’ultimo romanzo di Irvine Welsh “Godetevi la corsa”.

È finito nei guai un taxista triestino che, durante il tragitto, aveva candidamente confessato alla passeggera di sentirsi solo e che aveva bisogno di chiacchierare con qualcuno per riempire il vuoto della notte.

Si chiama Davide Prelessi e ha 55 anni. Il pm Pietro Montrone lo accusa di sequestro di persona. È stato rinviato a giudizio dal gip Luigi Dainotti e comparirà in aula il prossimo 11 novembre. È difeso dall’avvocato Marzio Calacione. La vittima di questa vicenda incredibile e surreale si chiama J.C. È nata nel 1986. Si è affidata all’avvocato Luca Maria Ferrucci.

Il viaggio infinito nella notte d’estate comincia in via Diaz e porta la data di mercoledì 22 luglio dello scorso anno. C’è un caldo torrido, insopportabile. E J.C. ha trascorso la serata con il fidanzato. Attorno alle 4 del mattino la giovane donna ha chiamato il centralino del Radiotaxi per chiedere un’auto per tornare a casa. Destinazione: via Boito. Dopo poco è giunta un’auto pubblica. È una Volkwagen Touran.

Alla guida, secondo la denuncia presentata poi dalla donna ai carabinieri, è un uomo dell’apparente età di 40 anni e di corporatura normale. «Gli ho fatto notare - così ha raccontato la donna - che la temperatura era molto alta». E così il taxista l’ha invitata a salire davanti, al posto del passeggero dicendo che i bocchettoni dell’aria condizionata funzionavano meglio in quella posizione. Poi la macchina è partita e mentre viaggiava «il tassista - così ha denunciato la donna - continuava a parlare rimarcando il fatto che il suo lavoro lo faceva spesso sentire solo».

Ma dopo pochi minuti la donna si è accorta «che il percorso non era quello che portava a destinazione richiesta. Il taxi infatti dopo via Costalunga si è diretto nei vicoli fino in via Flavia e poi a Borgo San Sergio. Ho chiesto subito - si legge nella denuncia - quale fosse il motivo della deviazione. Mi ha risposto che mi stava portando a fare un giro per la città per avere un po’ di compagnia». La donna ha risposto seccamente che a quell’ora «l’unico desiderio è quello di essere accompagnata a casa».

Ma nonostante ciò il taxi ha continuato la sua corsa nella notte. Dopo aver percorso senza meta diverse strade che nulla avevano a che fare con la tratta richiesta la vettura è giunta in un vicolo buio e il conducente ha spento il motore. Era in una zona dove non funzionava il telefonino.

«Avevo pensato di scappare - ha denunciato la donna - ma ho temuto una brusca reazione. Intanto il taxista parlava. Mi ha detto di chiamarsi Davide e che si sentiva solo. Mi ha offerto una sigaretta che ho accettato per assecondarlo. Lui ha capito che avevo paura e per questo mi ha rassicurato dicendomi che non voleva farmi del male». Solo in quel momento la vettura è ripartita diretta finalmente in via Boito.

«Mi ha rassicurato - ha affermato la donna - dicendomi che andava tutto bene. Mi ha chiesto 10 euro spiegando che il “giro” lo aveva offerto lui e non lo aveva messo in conto. Ho pagato senza dir nulla». «Salendo le scale sono scoppiata a piangere. Tremavo», ha poi raccontato la donna.

Fin qui l’accusa. L’uomo interrogato dai carabinieri, nel corso dell’istruttoria, ha spiegato che era stata la passeggera a chiedere che il percorso fosse diverso. «Mi ha chiesto se poteva fumare. Io ho acconsentito facendola salire davanti. Poi volendo fumare anch’io ho fermato la macchina in via Di Vittorio. I finestrini erano aperti e le portiere non erano bloccate. Mi sono reso conto che la passeggera aveva frainteso il mio gesto e così sono ripartito arrivando in via Boito. Non c’è stato nessun sequestro...». Ma il viaggio-incubo è durato oltre un’ora e per il pm Montrone il sequestro c’è stato.

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