Trieste, non va a trovare il figlio: padre condannato

Il genitore, da più di tre anni, non si fa vivo con il ragazzino. I giudici dispongono tremila euro di risarcimento per i danni morali
Il tribunale di Trieste
Il tribunale di Trieste

TRIESTE Non solo non gli ha versato l’assegno di mantenimento, come previsto dalla sentenza di divorzio, ma l’ha cancellato dalla sua vita. Ora, però, dovrà pagare. Un padre, reo di non essersi mai recato a trovare il figlio quindicenne che vive a Trieste con la madre negli ultimi tre anni, è stato condannato dal giudice a versare direttamente a quel figlio abbandonato, oltre all’assegno, un risarcimento di tremila euro per i danni esemplari.

La punizione esemplare nasce anche dal fatto che la sentenza di divorzio parlava chiaro: i giudici avevano disposto che il padre andasse a trovare il figlio almeno una volta al mese. Così non è successo. L’uomo non si è più fatto vivo. È scomparso lasciando solo il figlio in un periodo delicato e difficile della crescita.

La decisione, assolutamente innovativa, si trova in un decreto immediatamente esecutivo pronunciato dal Tribunale di una città toscana: il ragazzino di Trieste, totalmente abbandonato dal padre, ha diritto al risarcimento del danno non patrimoniale secondo i criteri della perdita parentale. Così hanno sancito i giudici ritenendo che la perdita del rapporto continuativo con il padre, seppur causata dal disinteresse dello stesso genitore, vada trattata alla stregua della perdita causata dalla morte «per fatto altrui».

I giudici del collegio del Tribunale sono stati chiamati a decidere sulla riduzione dell’assegno di mantenimento del quindicenne figlio della coppia che ha divorziato. Lei è triestina, lui vive da anni in Toscana. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, però, è emersa la questione delle assenze del genitore e del mancato pagamento degli assegni dal 2013. L’adolescente ha candidamente dichiarato al collegio che il padre non viene a trovarlo da oltre tre anni e ha aggiunto che, dal deposito del ricorso fino al termine dello scorso anno scolastico, non lo ha sentito al telefono. Insomma, quell’uomo è diventato quasi un estraneo per il proprio figlio.

Ed è questa situazione che i giudici hanno voluto per quanto possibile sanare. Infatti, stando alle risultanze dibattimentali, l’uomo ha ripreso a contattare il figlio appena dallo scorso mese di giugno dello scorso anno quando la madre, dopo il ricorso presentato dal legale dell’uomo Giovanni Battista Bertocchi si è rivolta ai giudici per il tramite dell’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano. Lo scopo: tutelare il minore di fatto abbandonato dal padre. Per questo motivo il Tribunale ha anche disposto che per il futuro la potestà genitoriale nei confronti del ragazzino sia esercitata esclusivamente dalla madre.

La sentenza ha ricondotto infatti al padre assente l’obbligo di pagare cash le cosiddette spese straordinarie di educazione come la frequenza ai corsi di lingua o l’attività sportiva. Attività che sono decise dal ragazzino e dalla madre. Inoltre è stato ordinato al datore di lavoro del padre di versare direttamente l’assegno di mantenimento al figlio nella misura di 400 euro al mese. I giudici hanno infine deciso che in futuro sarà solo il ragazzino a decidere se e dove incontrare il padre.

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