Trieste non dimentica l'orrore: posate altre 13 pietre d'inciampo

In occasione della Giornata della memoria, l'iniziativa è stata promossa dalla Comunità ebraica di Trieste, in collaborazione con il Comune, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e il liceo Francesco Petrarca.

TRIESTE Un itinerario lungo le vie di Trieste per installare 13 nuove pietre di inciampo affinché la Shoah «non cada nella storia, ma resti nella memoria». È l'iniziativa promossa dalla Comunità ebraica di Trieste, in collaborazione con il Comune, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e il liceo Francesco Petrarca.

Memoria, a Trieste la posa di altre 13 pietre d'inciampo

Il progetto è approdato nel capoluogo giuliano nel 2018, grazie all’artista Gunter Demnig, che negli ultimi 27 anni ha posato oltre 75 mila pietre in almeno 20 Paesi europei. Quest’anno, causa restrizioni Covid, Demnig non ha potuto presenziare, ma a Trieste il rito si è svolto lo stesso.

La cerimonia vede le pose (in ordine cronologico) delle pietre d'inciampo dedicate a: Samuele Levi (via della Cattedrale) Vincenzo Gigante (via Pacinotti, 5); Anna Israel Israel e Isacco Gino Istrael (via Timeus, 14), Giuseppina Jesurum e Enrico Almagià (piazza Giotti, 1); Lucia Israel Cesana, Giacomo Cesana e Davide Cesana, Rachele Cesana (via XXX Ottobre, 5), Zoe Russi (via roma, 17), Mario Levi (via Biasoletto. 18), Alberto Levi (via dell'Eremo, 71).

Samuele, Vincenzo, Anna e il piccolo Isacco Gino. A Trieste altre 13 pietre d’inciampo per ricordare l’orrore
Dall’alto in senso orario la famiglia di Alberto Levi, Samuele Levi al mare con i figli e Vincenzo Gigante

«Le pietre d'inciampo - ha detto il rabbino di Trieste, Alexandre Meloni, durante la posa della prima pietra in via Cattedrale - sono fondamentali, perché vittime, discendenti, sopravvissuti» della Shoah «sono sempre meno numerosi e il racconto diretto non è più possibile. Rischiamo di cadere nella storia», allontanandoci. «Le pietre di inciampo permettono invece di rimanere nella memoria viva, che si deve trasmettere ai giovani, in modo che riflettano su cosa ha portato questa barbarie». La colpa è dei decisori di allora, «ma avevano un contesto che ha permesso loro di dire queste cose e applicarle e il contesto è anche il popolo».

Una pietra, ha puntualizzato il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga, «non riporta indietro vite spezzate e il dramma vissuto da un popolo, ma mi auguro servano come testimonianza perché certe cose non si ripetano più». «Come ho già avuto modo di affermare - ha osservato il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza - tutto il mondo dovrebbe chiedere scusa agli ebrei, io non sono il mondo, ma il sindaco di Trieste e a nome della città e personale ho sentito il sincero bisogno di chiedere scusa per ciò che qui l'uomo, il nazifascismo hanno fatto contro l'umanità»

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