Trieste, niente più messa in latino per i frati “commissariati”

Non tutti i francescani piacciono a Papa Francesco. Tanto che quelli dell’Immacolata che dal 9 ottobre 2011 si sono insediati, su invito del vescovo Giampaolo Crepaldi, nella chiesa barocca di Santa Maria Maggiore (diventa così santuario), non possono più celebrare la messa in latino. L’ordine religioso, arrivato in città direttamente dalla basilica pontificia di Santa Maria Maggiore di Roma, è stato commissariato con decreto papale l’11 luglio scorso. E da un mese è scattato il divieto di celebrare la messa in rito antico. Una “quasi” scomunica.
La messa in latino era stata inserita (su richiesta, pare, dei fedeli) alle 7 del mattino, dal lunedì al venerdì. «Non possiamo più celebrare la messa in latino. Non si sa fino a quando. Abbiamo avuto l’impedimento da un decreto del Santo Padre» conferma il parroco, padre Alessandro M. Calloni. E così a Santa Maria Maggiore la messa tridentina è finita e i pochissimi fedeli presenti se ne sono andati in santa pace. «C’erano delle mattine dove c’erano tre persone e delle mattine dove sette o otto. Questo era il numero. Ma qui non c’era mai stata la messa alle sette di mattina» ammette padre Calloni. Non una folla. Neppure a quella con il rito moderno si registrano grandi numeri. Ieri mattina le presenze si contavano sulle dita di una sola mano. In ogni caso, per i triestini fanatici della messa in latino, resta l’alternativa della chiesa della Beata Vergine del Rosario, in piazza Vecchia dove ogni sabato alle 19 si celebra con il rito anteriore al Concilio Vaticano II. Il sito web del santuario di Santa Maria Maggiore, non ancora aggiornato, riporta ancora la presenza della santa messa in rito tridentino alle 7 del mattino come quello della Diocesi di Trieste che, con una certa dose di ironia, l’aveva inserita tra le Sante Messe internazionali di Trieste (alla pari di quella in croato o in spagnolo).
I francescani dell’Immacolata hanno scelto l’obbedienza sperando, come ha fatto sapere il loro padre spirituale Stefano Manelli, «che da questa ne vengano grazie più grandi». È il consiglio che arriva anche del vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi che si è speso per la loro venuta a Trieste (ha firmato lui il 21 novembre 2011 il decreto che ha attribuito alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore il titolo di Santuario Diocesano) sfrattando dopo 7 anni il parroco Franco Angeli pensionato al Villaggio del Fanciullo di Opicina. «Credo che dal commissariamento deriverà un bene per la Congregazione e ho piena e totale fiducia nella Santa Sede» si sfoga masticando amaro su Vita Nuova nel consueto “Caminetto con l’Arcivescovo” del direttore Sandro Fontana.
D’ora in poi la vita spirituale a Santa Maria Maggiore proseguirà senza celebrazioni tridentine. Nel santuario si nota solo la novità della statua di Padre Massimiliano Kolbe (adorato dai francescani dell’Immacolata) inginocchiato ai piedi di Maria e posto a fianco della veneratissima Madonna della Salute.
Il commissariamento non sarà breve. I motivi? «Ci sono state forse da parte di alcuni confratelli alcune intemperanze nel contrapporre il rito ordinario a quello straordinario» recita il mea culpa padre Calloni. Fa un una certa impressione vedere dei frati francescani commissariati da un Papa che ha scelto come nome Francesco. «Sappiamo che è stata proprio una sua decisione. Sua personale». E a loro non resta che l’obbedienza. «Ci mancherebbe. Si obbedisce e si attende. Con molta serenità. Non si discute. Il Papa è il Papa». E Bergoglio è Bergoglio.
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