Trieste, niente arredi: slitta il trasloco dei vigili urbani alla Beleno
di Matteo Unterweger
Aspettare ancora o accelerare. Questo il dilemma. Una prima risposta uscirà domani da una riunione operativa convocata ad hoc. Ma anche decidendo di velocizzare l’operazione trasloco, resta comunque l’incognita duplice data dai vincoli del Patto di stabilità interno e dall’approvazione del bilancio di previsione 2013 che ne dovrà tenere conto. Il bilancio in questione approderà nell’aula del Consiglio comunale per il voto verso la fine di maggio, posto che la Regione definirà entro il 31 marzo l’obiettivo del Patto anche per il Comune di Trieste. E allora per l’ex caserma Beleno c’è da attendere. Altro tempo. Secondo le ultime previsioni dell’amministrazione Cosolini, risalenti al novembre scorso, la consegna dell’opera (da oltre 9,6 milioni di euro) sarebbe dovuta avvenire fra la fine di quel mese stesso e il successivo, cioè dicembre 2012. Marzo-aprile di quest’anno, invece, era stato il periodo individuato all’epoca per l’inizio del trasferimento dei vigili urbani nella loro nuova sede designata. La programmazione così delineata è andata però a sbriciolarsi sbattendo contro un iceberg imponente quale il Patto di stabilità: niente più accensione di mutui per finanziare opere pubbliche, e un rigoroso equilibrio fra entrate e uscite annuali da rispettare. Il metodo è noto. Mancano le cifre certe.
Così, lo spostamento dei vigili urbani (e di una parte dell’Archivio comunale) nel comprensorio della Beleno pare destinato a un nuovo rinvio. Il rischio c’è. Nella riunione di domani fra il vicesindaco Fabiana Martini, titolare della delega alla Polizia locale in giunta, l’assessore a Lavori pubblici e Patrimonio, Andrea Dapretto, e i tecnici delle rispettive aree municipali si sceglierà una direzione strategica. Ma è molto difficile che la partita possa andare in porto prima della chiusura dell’iter del bilancio 2013. Che, come accennato, non avverrà prima dell’ultima parte del mese di maggio. C’è da considerare un dettaglio: «Anche le spese per il completamento dell’allestimento interno della nuova sede - spiega infatti Dapretto - sono in conto capitale, soggette ai vincoli del Patto di stabilità». Si tratta di circa 500mila euro per l’acquisto dei nuovi arredi e il collegamento delle linee della fonia.
«Non c’è alcuna intenzione di congelare il trasloco, che peraltro ci permetterà di liberare spazi in altri edifici di proprietà, sfruttare una nuova sede per la quale il Comune ha investito - prosegue l’assessore -, evitare di affittare sale ad esempio per l’archivio e, così facendo, ci consentirà di risparmiare. Per la Beleno, si tratta ora di ricalendarizzare i tempi per il trasferimento e l’erogazione delle risorse». L’apertura del cantiere che ha rivoluzionato la struttura di via Revoltella porta la data del 14 aprile 2006. Sono passati quasi sette anni. L’indirizzo di crearvi il nuovo quartier generale dei vigili urbani era stato dato nel luglio del 2001 dalla prima giunta Dipiazza, che aveva in questo modo cambiato decisamente rotta rispetto alle intenzioni dell’amministrazione precedente: l’esecutivo Illy aveva infatti progettato di sistemare negli spazi di viale Miramare, “casa” del reparto motorizzato, la nuova sede unica. Dal luglio 2001 sono trascorsi undici anni e 8 mesi. I due lustri con il doppio mandato del centrodestra di Dipiazza sono andati in archivio, la guida politica del Comune è passata nel maggio 2011 al centrosinistra del sindaco Cosolini. Altra opera ereditata, dunque, e ancora in attesa di essere ultimata, consegnata e infine attrezzata per accogliere i nuovi “inquilini”. E ci sono poi cantieri già pianificati per quest’anno che non saranno nemmeno avviati, come quello per il rifacimento della galleria di piazza Foraggi: «La spesa massima per opere pubbliche è oggi individuata in 20 milioni di euro - conclude Dapretto -. Non sono sufficienti: per completare i lavori in essere e la manutenzione al nostro patrimonio ne servirebbero 39. Ne abbiamo la metà. È impossibile pensare a una nuova programmazione: il Piano triennale delle opere ha un valore oggi solo aleatorio. E con le imposizioni del Patto di stabilità l’edilizia, comparto che già soffre, corre il pericolo di restare al palo».
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