Trieste nella task force per salvare i delfini in Adriatico

Trieste entra a far parte del network italo-sloveno capitanato da Venezia. Previsti database comuni e unità d’emergenza
L'evoluzione di un delfino davanti al castello di Miramare (Saul Ciriaco)
L'evoluzione di un delfino davanti al castello di Miramare (Saul Ciriaco)

TRIESTE Si chiama “NetCet City Network” ed è il progetto per la conservazione delle tartarughe marine e i cetacei nell'alto Adriatico, finanziato dal programma Ipa Adriatico di Cooperazione transfrontaliera. Un’iniziativa che ha l'obiettivo di rafforzare la cooperazione e lo sviluppo della regione Adriatica, coinvolgendo tutta una serie di realtà transnazionali delle due sponde dell'Adriatico (13 partner in totale in rappresentanza di Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro e Albania) e che adesso può contare anche sull'adesione del Comune di Trieste.

Un delfino nel golfo di Trieste immortalato da Saul Ciriaco
Un delfino nel golfo di Trieste immortalato da Saul Ciriaco

L'obiettivo del progetto, avviato nel 2012 e che dopo 36 mesi, si concluderà nell'autunno di quest'anno, per un investimento complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro, consiste nello sviluppo di strategie comuni per la tutela di cetacei e tartarughe marine: un patrimonio naturale condiviso, e a rischio estinzione, che non può essere gestito in modo autonomo da un singolo Stato. «Si tratta di un progetto che assume una valenza profonda - sottolineano gli assessori di Comune e Provincia Umberto Laureni e Vittorio Zollia - e si concentra su un tema di grande attualità, che riguarda il nostro mare e in particolare la salvaguardia di alcune specie a rischio».

L’Adriatico ospita diverse specie di cetacei e tartarughe marine ed è considerato un'area di alimentazione e sviluppo per questi esemplari: si stima che nell'intero mare vi sia la presenza di circa 6-7 mila cetacei (in particolare Tursiopi) e 20mila tartarughe marine (più della metà nella zona del Nord Adriatico). Marco Costantini, responsabile Programma Mare Wwf Italia, ha spiegato le finalità del progetto, che ha come capofila il Comune di Venezia, evidenziando la necessità di costruire la rete migliore possibile per una costante opera di monitoraggio, in grado di far fronte ai casi, purtroppo frequenti, di spiaggiamento sia di cetacei che di tartarughe marine.

Un esemplare di tartaruga "Caretta caretta" pronta per essere liberata in mare
Un esemplare di tartaruga "Caretta caretta" pronta per essere liberata in mare

Ecco dunque perché risulta fondamentale un lavoro di pianificazione comune, volto alla tutela di queste specie: nello specifico, si punta a uno scambio di conoscenze da convogliare in un unico database, alla creazione di corsi e workshop, alla costruzione di centri di soccorso, allo sviluppo di un'unità adriatica di emergenza, ad un programma coordinato di monitoraggio e ad attività volte ad accrescere la consapevolezza sul tema di tutta una serie di attori (pescatori, diportisti, ma anche scolaresche). Proprio in considerazione degli aumentati avvistamenti nel nostro golfo, Maurizio Spoto, direttore dell’Area marina a di Miramare ha evidenziato «l'utilità della app “Terre e Mare”, che consente di fotografare e trasmettere in rete gli avvistamenti». Infine qualche allarme per il futuro: «Tagli alle risorse metterebbero a rischio le nostre attività, confidiamo quindi nel sostegno della Regione».

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