Trieste, muro sloveno alle barche italiane: "Entra soltanto chi ha la targa"
TRIESTE Quest’estate le autorità di Lubiana hanno deciso di fare sul serio, imponendo una pesante stretta al turismo nautico. Come? Stabilendo che in Slovenia non potranno più entrare i natanti non immatricolati. Parliamo di quella miriade di barche sotto i 10 metri che, in base alle nuove regole, non potranno neanche fare una breve sosta, giusto il tempo del rifornimento, né transitare per raggiungere la Croazia, dove, per il momento, non risultano applicati analoghi provvedimenti. A stabilire tali prescrizioni è una normativa del Codice marittimo della Slovenia. Normativa teoricamente in vigore già da tempo, ma in pratica mai applicata in passato. Da quest’anno però, appunto, le cose si preparano a cambiare. Il motivo è da ricercare in un incidente che l’anno scorso ha coinvolto una barca italiana a Isola. Barca che, essendo inferiore ai 10 metri, non aveva né targa né licenza di navigazione, rendendo così difficili le ricerche di proprietari e responsabili da parte degli inquirenti sloveni.
Di lì la scelta di chiudere i rubinetti e imporre a tutti, piccoli compresi, di esibire quei documenti, anche se non ritenuti obbligatori in Italia. Ci sarà tuttavia un periodo “cuscinetto”. Per circa un mese ancora gli italiani che navigheranno in acque slovene, senza aver immatricolato il proprio natante (cosa che, come noto, in Italia non è prevista per i natanti sotto i 10 metri), verranno solo ammoniti e poi rispediti a casa. Ma dal 15 luglio i controlli in mare saranno severi con l’applicazione di una sanzione amministrativa che andrà da 160 ai 500 euro. Specifica infatti a questo proposito Jadran Klinec, direttore dell’Amministrazione marittima del ministero delle Infrastrutture sloveno: «Non abbiamo ancora elevato alcuna multa. Prima abbiamo iniziato a mandare una circolare informativa, mentre da quest’anno abbiamo cominciato i controlli in mare. Adesso stiamo avvisando, perché vogliamo che le persone si adattino».
Oltre all’immatricolazione, ovviamente, i diportisti dovranno esibire la patente nautica e avere a bordo le attrezzature prescritte per l'area di navigazione nel mare territoriale sloveno e, durante la navigazione, dovranno disporre pure dell’assicurazione di responsabilità civile che copre lo stesso mare territoriale sloveno.
Disposizioni che, se non rispettate, comportano a propria volta delle sanzioni: senza patente si rischia una multa sempre tra i 160 e i 500 euro. Cifra tonda, ovvero 500 euro, se non si è forniti di assicurazione. Il Codice marittimo della Repubblica di Slovenia stabilisce all’articolo 217 che nel registro delle imbarcazioni devono essere iscritte tutte le barche tranne: un’imbarcazione appartenente a una nave; un’imbarcazione sportiva a remi, kayak o imbarcazioni simili; un’imbarcazione più corta di tre metri, a meno che la potenza del motore non sia superiore a 3,7 kW. La norma riguardante le imbarcazioni e i dispositivi galleggianti stabilisce quindi all’articolo 63 che un natante straniero debba essere in possesso di documenti adeguati durante la navigazione in conformità con le norme del paese di immatricolazione. Per entrare dunque nelle acque territoriali slovene l’imbarcazione italiana che non rientri nei pochi casi eccezionali deve essere immatricolata. Punto. «Abbiamo deciso di applicare questa normativa per una maggiore sicurezza, perché l’anno scorso è successo un incidente in cui è stato coinvolto uno scafo italiano, che ha preso fuoco, spiega ancora Klinec: «Abbiamo salvato sei persone, il caso non è ancora chiuso. Lì si è visto che se lo scafo non viene controllato bene, può presentare un pericolo. Da quest’anno abbiamo iniziato quindi a informare, senza una politica di forza, che i natanti immatricolati sono passibili di multa».
Al momento l’Ue non ha richiesto all’Italia di adeguarsi agli altri paesi, dove appunto vige l’obbligo di immatricolazione. Ma Klinec non nasconde come questa disomogeneità legislativa sia un problema, di cui già la Direzione marittima si è più volte fatta portavoce. Può stare tranquillo chi invece temeva che anche la Croazia potesse applicare le prescrizioni della vicina Slovenia. Per il momento infatti le capitanerie di porto croate deputate ai controlli in mare non hanno ricevuto alcun ordine in questo senso dal ministero del Mare, dei Trasporti e della Infrastrutture da cui dipendono.—
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