Trieste, muro del Verdi in Consiglio sui costi dell’addio a Bosso

Audizione in Consiglio comunale. Pace: «Le clausole del contratto ci impediscono di parlare in modo unilaterale». M5s e il forzista Marini: «Accesso agli atti per conoscere i particolari economici»
Foto BRUNI 20.07.2018 Municipio: incontro coi vertici del Teatro Verdi-Tasca,Rodda e Pace con ass.re Tonel
Foto BRUNI 20.07.2018 Municipio: incontro coi vertici del Teatro Verdi-Tasca,Rodda e Pace con ass.re Tonel

TRIESTE La Fondazione del teatro lirico Giuseppe Verdi oppone un muro di gomma alle richieste dei consiglieri comunali sul caso Ezio Bosso, in particolare sull’accordo che ha rescisso il contratto del maestro e sulla sua eventuale buonuscita. Ragion per cui i consiglieri del M5s e il forzista Bruno Marini avanzeranno nei prossimi giorni una richiesta di accesso agli atti, «visto che si tratta di soldi pubblici».

È il dato più rilevante della commissione cultura di ieri, convocata dalla presidente Manuela Declich (Fi) su richiesta di Elena Danielis (M5s), Maria Teresa Bassa Poropat (Insieme per Trieste), Barbara Dal Toè (Lista Dipiazza) e Valentina Repini (Pd). A rispondere alle domande dei commissari c’erano il sovrintendente Stefano Pace, il direttore generale Antonio Tasca e il direttore artistico Paolo Rodda. Sedevano sui banchi anche il sindaco Roberto Dipiazza e l’assessore ai teatri Serena Tonel.

Danielis ha esordito chiedendo le ragioni del “divorzio” da Bosso, «soprattutto alla luce del fatto che al tempo stesso il maestro è stato scelto dal ministero per rappresentarci al parlamento europeo e ha diretto l’accademia di Santa Cecilia». Il sovrintendente Pace ha risposto rileggendo il comunicato congiunto diramato da Bosso e dalla Fondazione che un mese fa ha sancito la fine del rapporto lavorativo: «Il contratto impedisce alle parti ogni comunicazione unilaterale – ha spiegato –. Non c’è altro da aggiungere oltre a quanto scritto nel comunicato».

Una posizione che ha incontrato la contrarietà di diversi consiglieri. Così il grillino Gianrossano Giannini: «Con rammarico sento rileggere un comunicato ampiamente noto. A un mese di distanza vorremmo vederci chiaro in nome della trasparenza». Il forzista Marini, dopo aver chiesto di invitare anche Bosso in commissione, ha messo sul piatto la questione del contratto: «Siamo amministratori pubblici, rappresentanti dell’ente che è azionista della Fondazione, tanto che il presidente è il sindaco. In questa veste – ha proseguito – non possiamo essere soddisfatti dalla lettura del comunicato. L’accordo è stato raggiunto con l’aiuto di legali, che non si muovono gratuitamente. Parliamo poi di una separazione consensuale, ci si può aspettare ci sia un risvolto economico. Trattandosi di soldi pubblici, chiedo formalmente ci sia data contezza di questi aspetti».

Ha risposto Tonel: «Viste le clausole del contratto esposte da Pace, la discussione su questo punto può finire qua. La fine del rapporto è dovuta a normali dinamiche che si verificano nel mondo del teatro, e comunque non si esclude un ritorno di Bosso in futuro. L’accordo è stato visto dai revisori dei conti, quindi non c’è nulla di irregolare». Anche il sindaco Dipiazza, dopo aver ribadito la stima e l’apprezzamento per la direzione, ha detto che «l’accordo va rispettato».

Poi i direttori Tasca e Rodda hanno illustrato il quadro economico e artistico del teatro (vedi articolo a destra). Al termine i consiglieri del M5s e Marini hanno annunciato che chiederanno un accesso agli atti per conoscere i particolari del contratto. Commenta Giovanni Barbo (Pd): «Su tutti, mi preoccupa l’effetto che la separazione da una figura del calibro di Bosso potrà avere sul peso del Verdi nella sempre delicata partita dei finanziamenti ministeriali, e di conseguenza sulla tenuta della struttura». –


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo