Trieste, morta chiedendo aiuto, medico in aula
«Non posso respirare da due, tre ore». La donna chiedeva disperatamente aiuto al telefono con la guardia medica perché non riusciva più a respirare, il cuore si stava fermando. Era grave, gravissima. Poi è morta. Il medico sotto accusa è Giuliano Ronconi, 61 anni. Il pm Federico Frezza lo ritiene responsabile della morte di quella donna. Si chiamava Loredana Luin, 78 anni: il 23 aprile 2016 aveva telefonato più volte al 118 parlando poi con la guardia medica e cioè con il dottor Ronconi. Dopo qualche ora la figlia l’aveva trovata riversa sul pavimento della casa di via Paisiello 14. Vicino alla sua mano c’era il telefono con il quale aveva chiesto aiuto. Il dottor Ronconi comparirà davanti al gip Giorgio Nicoli il prossimo 17 ottobre. È accusato di omicidio colposo e di omissione di soccorso.
«Il mio assistito è assolutamente innocente. Ha doverosamente rispettato i protocolli operativi», ha dichiarato secco il difensore del medico, l’avvocato Giancarlo Muciaccia. Ma, secondo il medico legale Fulvio Costantinides che nel corso delle indagini preliminari ha eseguito l’autopsia sul corpo di Loredana Luin nelle forme giuridiche dell’atto non ripetibile, sussiste il nesso causale tra la mancanza di tempestività nei soccorsi e il decesso.
Il dottor Rocconi nella relazione scritta, dopo la morte della donna, aveva ribadito che lei aveva telefonato «per un consiglio telefonico» e aveva aggiunto: «Non mi ha chiesto la visita domiciliare». E pertanto, «considerate le scarse notizie riguardo altri disturbi riferiti dalla signora in un quadro complessivo asintomatico per patologie rilevanti, ho ritenuto chiuso il caso».
Ma Loredana Luin «aveva allertato il 118 con ben quattro telefonate, delle quali due riscontrate, e l’intervento del medico (Giuliano Rocconi, ndr) è avvenuto su richiesta dell’operatore del 118 e nient’affatto da una richiesta di consiglio telefonico da parte della stessa signora Luin», ha scritto nell’esposto-denuncia presentato in Procura (dal quale poi sono scattate le indagini del pubblico ministero Frezza) l’avvocato Fulvio Vida, il legale che assiste la figlia della donna morta nonostante le richieste d’aiuto. «La donna - ha sottolineato Vida nel documento depositato a palazzo di giustizia - aveva infatti espressamente richiesto aiuto alla struttura pubblica e spettava alla medesima porre in atto le procedure di soccorso necessarie».
La data, come accennato, è quella del 23 aprile dello scorso anno. A trovare il corpo esanime riverso sul pavimento era stata la figlia di Loredana Luin, Luisa Postogna. Era giunta nella casetta di via Paisiello 14 attorno alle 19 di quel giorno, preoccupata proprio perché non riusciva a contattare la madre dalla sera prima. Aveva chiamato più volte ma il telefono risultava libero. Suonava a vuoto.
Arrivata in via Paisiello, da fuori aveva intravisto, attraverso il vetro di una finestra che dà sulla strada, il corpo della mamma riverso sul pavimento del corridoio. Dopo aver chiamato il 118 era entrata. E in quel momento aveva fatto l’atroce e terribile scoperta. La mamma era morta e a pochi centimetri dalla mano c’era il telefonino.
Il giorno seguente, Postogna aveva ricostruito la vicenda. Nella memoria del telefonino erano rimasti i numeri in sequenza delle ultime quattro disperate chiamate di Loredana Luin al 118. Insomma era morta chiedendo aiuto. Poi Luisa Postogna aveva chiesto all’Azienda sanitaria i tabulati e le registrazioni delle telefonate giunte appunto al centralino del 118 dal cellulare della madre. E aveva anche chiesto che venisse effettuata l’autopsia. Aveva letto le trascrizioni delle telefonate e le erano venuti i brividi. La mamma diceva: «Non posso respirare da due, tre ore». La verità è che in un primo momento la mancanza di respiro era stata attribuita a un semplice raffreddore. E per questo nessuno era andato a prestarle soccorso. Su questa vicenda è stato anche innescato un procedimento civile. L’udienza davanti al giudice Paolo Vascotto è stata fissata per il prossimo 11 luglio. Citata l’Azienda sanitaria universitaria integrata che si è affidata all’avvocato Massimo Bianca.
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