Trieste, mobilitazione bipartisan per salvare la “banca vip”

L’appello lanciato da politici, commercianti ed esponenti del mondo della cultura: «Intesa ci ripensi: la Cassa di Risparmio del Fvg di piazza Borsa non va chiusa»
Silvano Trieste 26/07/2017 Piazza della Borsa, Cassa di Risparmio del FVG
Silvano Trieste 26/07/2017 Piazza della Borsa, Cassa di Risparmio del FVG

TRIESTE Un appello trasversale, che parte dalla politica, passa per il commercio e approda al mondo della musica. Nomi “di peso” schierati insieme per tentare di opporsi alla decisione del gruppo Intesa San Paolo di chiudere la filiale della Cassa di Risparmio del Fvg di piazza della Borsa. E critici nei confronti della possibile trasformazione del foro nel palazzo del Tergesteo in una polleria.

La scomparsa dell’agenzia, che conta ogni mese decine di migliaia di operazioni grazie anche alla presenza di un bancomat frequentatissimo dai turisti, obbligherebbe i clienti a rivolgersi agli sportelli di piazza della Repubblica. Una scomodità di non poco conto specie per i tanti commercianti che nella filiale storica depositavano l’incasso della giornata subito dopo aver abbassato le serrande.

La chiusura, che rientra nel piano di razionalizzazione delle filiali, porterà addirittura alcuni clienti, abituati ormai a un rapporto di familiarità con i dipendenti, a cambiare istituto bancario. A partire dal consigliere comunale dei Verdi Roberto De Gioia. «Prima - osserva - hanno interrotto il servizio dello sportello di Cattinara, un grosso disagio per me che abito ad Altura oltre che, ovviamente, per decine di anziani. Ora chiudono anche piazza della Borsa. Ho sentito molti utenti choccati e stupiti davanti all’idea che arrivi una polleria, in un’area peraltro dove servizi di quel genere esistono già a bizzeffe. Lancio un appello affinché non vengano soppressi certi tipi di servizio non solo centrali come piazza della Borsa, ma in varie zone strategiche». Si unisce all'appello anche il senatore Pd Francesco Russo, spiegando che «pur nel rispetto delle legittime scelte del gruppo che non conosco, la banca di prossimità, come il negozio, arricchisce il tessuto urbano e semplifica la vita dei cittadini, spero dunque si possa trovare una soluzione diversa».

La definisce una «sciagura» il consigliere comunale Everest Bertoli (Fi): «Come la mettiamo con la città turistica? Quella banca non offre un servizio solo a chi lavora nell’area - osserva -, ma soprattutto ai turisti: sono pronto a scommettere che quel bancomat è il più utilizzato in generale a Trieste. Mi rendo conto delle logiche bancarie, ma in questo momento la città non può permettersi tale perdita, quindi ci vuole un ragionamento globale, perché Intesa ci rimette anche in termini di immagine, nonostante comunque io rispetti il soggetto privato e le sue idee. Cercherò di muovermi anche a livello comunale, per quel poco che si può fare visto che non è cosa pubblica». E se a fianco ci sono anche altre banche, Bertoli tuttavia rilancia la Cassa di Risparmio Fvg per un altro motivo: «Sembrerebbe che in parecchi tendano ad andare via da piazza della Borsa».

Malumori anche tra i commercianti della zona. Enrico Lena, titolare de La Stilografica, con una pregressa ventennale esperienza in banca, intuisce che si tratta di «decisioni prese in sede centrale, considerando questa operazione strategica sulla carta, perché ci sono due sedi molto contigue, ma l’operazione non vale nè economicamente, né a livello di immagine». Anche il negoziante ammette: dirotterà il suo conto altrove.

La lista dei “dissidenti” si allunga con il negozio Boggi: «Per noi era comoda e vicinissima la filiale - afferma il responsabile del punto vendita, Paolo Bertuzzi -. La sede di piazza Repubblica è troppo distante, la nostra sede amministrativa ne sta individuando un’altra sempre qui nella piazza». La gioielleria Bernardi&Borghesi, ubicata in via San Nicolò, si accoda. «Avere vicina quella banca per chi ha un’attività è comodo - spiega Roberto Borghesi -. Adesso obbligheranno tutti ad andare in piazza della Repubblica, dove si creeranno code a non finire. Il cliente ormai dalle banche è visto come un orpello: vengono prima le esigenze della banca, l’unica cosa certa sono i costi, sempre in aumento. Quindi penso che molti cambieranno istituto, dovendo inoltre instaurare un nuovo rapporto di fiducia che si stabilisce nel tempo con il personale».

Si aggiunge alla fila Stefano Furini, maestro d’orchestra giramondo, che quando è al Teatro Verdi ben volentieri usufruisce dello sportello del Tergesteo. «Quando rientrerò in Italia, dovrò valutare se cambiare banca o meno, perché io non sono uno di quelli che usa Internet banking, come penso pure i tantissimi anziani che abitano a Trieste». E poi ci sono i privati, tra cui Anna Maria Delfino, cliente da più di 30 anni («da quando guadagno», ricorda). «È sempre stata una filiale ottima. Per me è brutto cambiare, non tanto per la lontananza, ma per il rapporto, che con una banca grande si va a perdere».
 

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