Trieste, missione “anti gobbe” in piazza Unità

Il Comune, riparati gli ultimi danni, studia una soluzione definitiva. Dapretto: «Da chiarire le cause dei sollevamenti»
Di Fabio Dorigo

Una soluzione definitiva. E stavolta senza inciampi. È quella che il Comune di Trieste sta cercando di trovare per risolvere il problema del sollevamento periodico di piazza Unità d’Italia. I lavori per la riparazione dell’ultima frattura sono stati terminati a tempo di record per evitare disagi alle manifestazione già programmate, tra cui TriesteNext, in calendario proprio questo fine settimana. «I lavori sono finiti in modo parziale e temporaneo. Abbiamo eliminato il pericolo di inciampo e sistemato i giunti in quel tratto della piazza che aveva subito il danno più evidente. Abbiamo speso qualche migliaio di euro ritagliati dagli appalti in corso. Un cifra molto ridotta. Le pietre da sostituire erano già a disposizione» spiega l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Dapretto che non si rassegna da tecnico (è pur sempre un architetto) all’instabilità contiura della piazza a 14 anni dalla ripavimentazione.

«Dopo questa riparazione ci prendiamo una pausa di riflessione per studiare un intervento che risolva una volta per tutte il problema. Ci stanno già lavorando gli uffici comunali. Stiamo dialogando con tecnici e cavatori di pietre. Vedremo cosa salta fuori. Alla fine metterremo in campo un intervento radicale» assicura Dapretto. E ancora: «Vogliamo arrivare a una soluzione che si riveli la più stabile possibile. Se necessario siamo anche pronti a operare in modo drastico». Il problema vero è che non si conoscono fino in fondo le cause che determinano il fenomeno del sollevamento periodico della piazza. Al di là delle maree, delle fasi lunari e dell’espansione dell’Universo. «Evidentemente le campiture della piazza sono molto ampie e forse bisognava inserire dei giunti di dilatazione in più - azzarda l’assessore architetto -. Ma questo è difficile da dire adesso».

Da non trascurare l’aspetto meteo. Il fenomeno si verifica in concomitanza con i cambi di stagione oppure in presenza di sbalzi repentini delle temperature. Di qui la necessità di uno studio per chiarire le diverse teorie. «Serve - spiega l’assessore - un approfondimento dal punto di vista tecnico-progettuale in vista di una soluzione sperabilmente definitiva. A guardare il progetto, bisogna ricordare che erano stati previsti pochi giunti, quando era stata rifatta la piazza. All’ultimo cedimento, due anni fa, erano stati riaperti. Sembrava un intervento sufficiente, ma non è bastato... Si è anche pensato, con uno studio, di introdurre più giunti ma la piazza non si può tagliare a pezzetti. È anche una questione estetica».

In realtà questi plateali incidenti della piazza nel corso del tempo non sono costati tanto: «Sono stati spesi circa 20mila euro per i vari interventi. Ma adesso, se non si trova una soluzione, bisognerà convivere con il problema».

Solo che tutto questo fa a pugni con la scienza. E Trieste, proprio alla vigilia del salone della ricerca scientifica, non può alzare bandiera bianca. «Una soluzione definitiva va trovata» insiste Dapretto. Una piazza non può continuare a espandere a distanza di 14 anni dal rifacimento. «Questa piazza continua a spingere. Una cosa strana. Sembra in preda a una dilatazione senza fine - fa notare l’assessore -. Il materiale di solito ha una certa dilatazione, ma non all’infinito. Anzi, a un certo punto, dovrebbe rientrare. Questa volta, tra altro, la pavimentazione non si è sollevata nei giorni di massimo caldo ma nel momento in cui si è realizzato il maggiore sbalzo termico. Prima o poi comunque l’espansione si dovrebbe fermare. Questa cosa non potrà spingere in eterno. Non è concepibile una dilazione infinita. Ogni anno la piazza aumenta di due centimetri per parte. Ma, Dio Santo, di solito una struttura dilata e poi regredisce». Piazza Unità, invece, sfida le leggi della fisica.

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