Trieste, mini cabine di quattro metri per due per 76 anziani a bordo della nave Covid

La descrizione degli spazi nelle planimetrie in mano all’Asugi. Riccardi esterna i suoi dubbi: «La scelta non mi convince»

TRIESTE Trascorreranno le loro giornate in una cabina di quattro metri per due. Sarà questo lo spazio a disposizione per metà dei 168 anziani delle case di riposo positivi al coronavirus, di cui si sta progettando il trasferimento sul traghetto Gnv Allegra, che la prossima settimana dovrebbe arrivare a Trieste come assicurato dal presidente Massimiliano Fedriga. I nove metri quadri conterranno tutto: un letto ospedaliero, una poltroncina, un armadio e i servizi igienici. E pure una persona ammalata con un’età di ottant’anni e più. Una condizione non semplice per il paziente e per gli operatori che dovranno assisterlo, tanto che anche il vicepresidente Riccardo Riccardi sembra ora tentennare, dicendosi «non convinto» rispetto della soluzione che il responsabile regionale della Salute attribuisce all’Azienda sanitaria di Trieste.

Traghetto Covid, Fedriga fuga i dubbi: «La nave arriverà»
La nave Gnv Allegra attesa a Trieste come imbarcazione-ospedale per fronteggiare l’emergenza Covid

Le cabine più piccole saranno 76, come si desume dalle planimetrie contenute nella documentazione apprestata dall’Asugi. Per le altre gli spazi saranno invece maggiori, ma sempre con il limite di non avere finestre apribili ed essere areate solo attraverso il sistema di condizionamento interno, che sarà adeguato per evitare che si verifichino contagi attraverso le condotte di areazione. Le condizioni sono giudicate inadeguate anche dall’Associazione nazionale dei geriatri, secondo cui la sistemazione sul traghetto rischia di aumentare il rischio depressione negli anziani. Ed è rispondendo a questa obiezione in un’intervista alla trasmissione Tv7 del Tg1 che Riccardi chiarisce che «quando l’Azienda sanitaria mi dice che questa è l’unica soluzione, non credo che la politica debba esprimere giudizi ma che debba fidarsi. Non è una scelta che ho fatto io, le dirò che non mi convince, perché è forte, inusuale. Però non posso discutere il parere dei professionisti».



La giunta declina ogni responsabilità sulla decisione di ospitare 168 dei circa 400 anziani triestini positivi al coronavirus nelle case di riposo, evidenziando che sono i vertici dell’Azienda sanitaria ad aver dato il via definitivo all’opzione: quel parere tecnico-scientifico sempre citato da Fedriga e Riccardi come la motivazione alla base dell’accordo con Grandi navi veloci. E saranno i firmatari della relazione tecnica, ovvero il direttore generale Antonio Poggiana e la direttrice sanitaria Adele Maggiore, le figure chiamate a illustrare al Consiglio regionale i motivi della decisione. Lunedì le opposizioni chiederanno unanimemente all’Ufficio di presidenza della Terza commissione di convocate con urgenza i due manager in audizione.

Coronavirus, a Trieste la nave ospedale resta un miraggio ma infiamma lo scontro politico


Mentre una petizione su internet ha raccolto oltre un migliaio di firme in due giorni contro l’arrivo del traghetto, continua l’attacco di M5s e Pd. Il grillino Andrea Ussai sottolinea che «le cabine più piccole corrispondono a metà delle stanze e c’è anche la presenza di un piccolo gradino per accedere al bagno, che rappresenta un rischio caduta per gli anziani. Com’è possibile considerare questi spazi adeguati? Qualche professionista certificherà che le stanze hanno tutte le caratteristiche che erano state richieste agli albergatori». Azienda sanitaria e Regione avevano domandato un bagno accessibile ai disabili, una presa d’aria esterna e la possibilità di svolgere le attività di cura dell’ospite attorno al letto, con possibilità di posizionare un piccolo sollevatore e movimentare una carrozzina. «Stiamo parlando – continua Ussai – di anziani per lo più non autosufficienti e non di crocieristi: mi auguro non si buttino via milioni per affittare spazi inadeguati».

Si tratta per l’esattezza di 700 mila euro al mese per il nolo della nave ospedale contro la proposta da 200 mila euro fatta pervenire dagli albergatori triestini, ma ritirata a causa dei requisiti troppo stringenti posti dalla Regione. Duro anche il commento della dem Laura Famulari: «Invece di arrampicarsi sugli specchi, Fedriga e Ricardi farebbero meglio a dire “abbiamo fatto tardi, scusa Trieste”, perché più passa il tempo più emerge una realtà di ritardi, trascuratezza, scarsa trasparenza. A Genova la nave-Covid è stata annunciata l'11 marzo in piena emergenza ed è attiva dal 23 marzo, a Trieste è stata annunciata il 19 aprile e sarà attiva un mese dopo. Adesso veniamo a sapere dalle parole dell’assessore in tv che lui stesso ha fatto una scelta che non lo convince e scarica tutta la responsabilità sull’Asugi. Il sindaco doveva poi farsi sentire in difesa degli anziani, ma il suo silenzio è stato lo scandalo più brutto». —
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo