Trieste, mine anticarro attive dentro la villa dell’esplosione

Trovato altro materiale bellico durante il nuovo sopralluogo nell’abitazione dove lo scoppio ha ucciso Dario Terzoni. Poteva esplodere tutto.
Lasorte Trieste 19/03/18 - Trebiciano, Villa, Scoppio
Lasorte Trieste 19/03/18 - Trebiciano, Villa, Scoppio

TRIESTE Quattro mine anticarro attive, una granata d’artiglieria di calibro 75 millimetri e vari proiettili di piccolo calibro. Nella villetta di Dario Terzoni, l’uomo dilaniato dallo scoppio di una bomba che stava probabilmente tentando di disinnescare, sono state rinvenute ancora altre armi.

La bonifica potrebbe durare ancora diversi giorni, fino a quando la casa non sarà messa completamente in sicurezza. È di ieri la nuova scoperta, emersa durante le operazioni nell’abitazione effettuate dall’Esercito con i team Eod (Explosive Ordinance Disposal) in forza al Terzo Reggimento Genio Guastatori di Udine, organo preposto per la bonifica degli esplosivi nel Triveneto.

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Solo nella mattinata sono stati trovati quattro mine anticarro attive, una granata d’artiglieria del calibro di 75 millimetri e vari altri proietti di piccolo calibro. Elementi di un vero e proprio arsenale bellico venuti alla luce dopo che i militari già avevano recuperato nei giorni scorsi non solo i pezzi della bomba esplosa tra le mani del cinquantunenne, ma pure tre granate, di cui due di artiglieria e una di medio calibro, una bomba a mano tedesca, una bomba di mortaio inglese da 1 pollice, 42 munizioni di armi portatili di vario calibro. Materiale della Prima guerra mondiale che è stato portato fuori dall’abitazione. All’interno della villa invece l’uomo aveva un piccolo museo di oggetti risalenti alle due guerre mondiali.

Gli artificieri dell’esercito continueranno l’attività di bonifica, coadiuvati dai colleghi della polizia, con l’assistenza dei vigili del fuoco e del 118 pronti per ogni emergenza, e della polizia, che sorveglia l’area posta sotto sequestro. «I nostri uomini stanno battendo angolo per angolo tutta la casa per capire in quali condizioni erano gli altri ordigni, poiché essendo Terzoni un collezionista aveva anche altro materiale – spiega il capitano Giovanni Castelli del Terzo Reggimento Genio Guastatori di Udine –. Questa mattina (ieri, ndr) hanno ripreso il lavoro, è ancora in corso la ricognizione di tutta l’abitazione per metterla in sicurezza». Gli artificieri dell’esercito sono gli unici autorizzati a eseguire la messa in sicurezza, il riconoscimento e la distruzione degli ordigni bellici delle due guerre mondiali.

Esplosione a Trebiciano, spunta altro materiale bellico nella villa

La procedura è rischiosa perché «ci potrebbe essere qualche ordigno che è venuto a contatto con l’urto di qualche pezzo saltato in aria durante l’esplosione, quindi – sottolinea ancora Castelli – gli operatori lavorano in maniera molto lenta e mettendo a rischio il meno possibile la propria incolumità».

Una volta conclusa l’operazione il materiale verrà fatto brillare non appena il pm Massimo De Bortoli, che coordina le indagini, darà il benestare. «Nel frattempo stiamo stivando tutti i residui attivi nei nostri depositi militari che hanno le caratteristiche idonee per mantenere il materiale esplodente – aggiunge il militare –, viene stoccato in attesa dell’ordine del magistrato che possa dare il consenso per distruggere tutto ciò che è stato repertato. Rimarrà in nostra custodia fino ai tempi necessari». Intanto i vigili del fuoco hanno puntellato l’intero edificio, così da metterlo in sicurezza, arginare il pericolo di crolli strutturali e consentire le operazioni. Nella casa del bidello della scuola primaria Julius Kugy, questo il mestiere di Terzoni, si teme che possano spuntare ancora altri ordigni. D’altronde era un appassionato di oggettistica militare da tantissimi anni. Frequentava mercatini, fiere e mostre, collezionando attrezzatura di vario genere che conservava in casa.

Le schegge dell’ordigno esploso venerdì mattina, che gli artificieri dell’esercito e della polizia hanno rintracciato nei giorni scorsi durante l’ispezione nel garage della villa di Trebiciano, sono compatibili con un modello di medio calibro di circa 50 centimetri di altezza e 10 di diametro. Una vera e propria bomba rimasta fino ad allora inesplosa. Si suppone che il cinquantunenne stesse maneggiando l’ordigno: secondo le ricostruzioni degli artificieri, tentava di aprirlo. Potrebbe aver usato un trapano o una flex per raggiungere l’obiettivo, solo che le scintille, a contatto con la polvere da sparo, avrebbero causato la tragedia.

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