Trieste, minacce di morte alla madre, a processo

Rinviato a giudizio un triestino di 41 anni. Aveva reso la vita della donna un incubo con offese, angherie e richieste di soldi

TRIESTE Minacce di morte, offese, richieste di denaro. Autentiche vessazioni che avvenivano praticamente ogni giorno tanto da aver reso la sua vita un vero e proprio inferno. Vittima di simili persecuzioni, come tristemente accade spesso, ancora una volta una donna. Non una moglie o una fidanzata da punire – secondo la mente del persecutore – magari per vendicare l’affronto di aver lasciato un compagno aggressivo. No, in questo caso a fare le spese di questa violenza è stata una madre.

È stato appunto il figlio ad averle reso la vita impossibile. L’uomo, un quarantunenne triestino, è stato rinviato a giudizio dal gup Luigi Dainotti in un’udienza celebrata nei giorni scorsi in Tribunale. A dicembre si troverà dunque nuovamente davanti a un giudice per il processo.

Il quarantunenne ha preso di mira la mamma per quasi due anni, dall’agosto del 2017 all’ottobre dell’anno scorso. Solo allora la donna ha trovato la forza di mettere fine al suo calvario. L’ha fatto denunciando quel figlio ormai diventato un estraneo oltre che un aguzzino. Una scelta di sicuro difficile, ma ormai inevitabile perché rappresentava l’unico modo, evidentemente, per essere protetta dalle molestie del figlio.

Stando a quanto riferito dalla madre, l’uomo non perdeva occasione per minacciarla. «Mi diceva che mi avrebbe bucata con il cacciavite – ha spiegato la donna – e che mi avrebbe anche spezzato le gambe o spaccato la testa».

Il figlio domandava spesso del denaro. Se la signora non glielo dava, lui scaturiva in scenate violente dicendo alla mamma di «uccidersi». Avveniva anche via messaggio.

Il quarantunenne era insistente. Si presentava a casa dei genitori pretendendo di entrare. Se la madre e il padre non gli aprivano, diventava ingestibile: bussava insistentemente alla porta e suonava ripetutamente il campanello portando di fatto allo sfinimento l’anziana genitrice.

La madre, sfinita dal dover sopportare angherie e persecuzioni, ha anche chiesto protezione a un’associazione: ormai aveva paura che il figlio potesse passare dalle minacce ai fatti.

Non mancavano le offese, così come i dispetti: l’imputato a volte danneggiava la cassetta delle lettere, altre gettava i mozziconi di sigaretta nel portaombrelli. Escogitava insomma tutti i modi possibili per rovinare la vita alla madre. Fino a che, appunto, lei ha detto basta.

Il quarantunenne triestino al momento è sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla madre. Non può nemmeno comunicare con lei. A dicembre, come accennato, è in programma la prima udienza di dibattimento in Tribunale. —


 

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