Trieste: medici di famiglia, pazienti-fantasma in lista
I pazienti non c’erano più, si erano trasferiti altrove, perfino (come ormai si usa) in Slovenia un po’ più in là. Ma i medici di famiglia continuavano a percepire lo stesso la rispettiva quota di stipendio dall’Azienda sanitaria. Per anni e anni. Tanto che quando è saltata fuori la bella sorpresa degli scomparsi ma non cancellati (all’inizio si era parlato di 15-20 mila cittadini, adesso ufficialmente il numero è ridotto a 169), il primo impulso dell’Ass1 a giugno dello scorso anno era stato di trattenere i soldi sulla busta paga degli inconsapevoli e innocenti dottori andando indietro nel tempo fino a 10 anni. Poi ci si è fermati a una retroattività di 5 per chi non ha il massimo consentito di 1500 pazienti e di 1 per chi invece ha l’”en plein” (come dettava un accordo sindacale del 2005). Perché in quest’ultimo caso il medico non solo avrebbe dovuto restituire molti soldi, ma avrebbe avuto anche il danno ulteriore che per via di “fantasmi” la sua lista risultava satura, e avrebbe potenzialmente perso, non per sua colpa, pazienti nuovi, trovandosi dunque con stipendio decurtato. In ogni caso, c’è chi ha incassato qualche centinaio di euro in meno, e chi mille euro e più. Pur avendoci pagato sopra già le tasse.
La trattenuta è stata fatta d’ufficio, hanno protestato i sindacati, chiedendo e ottenendo che a gennaio l’Azienda sanitaria azzerasse tutto, e restituisse. Procedendo poi a un esame caso per caso: quanti dei quasi 200 medici di famiglia avevano in portafoglio cittadini “scomparsi” per davvero? Nei giorni scorsi la rottura: «Non si restituisce un euro». Parte solo la verifica dei “casi dubbi”. E i medici (sindacalizzati e non) già prevedono che l’unica strada per loro sia quella del tribunale: perché subìre danno economico causato da un malconcio meccanismo di “anagrafe sanitaria” del quale sono completamente all’oscuro? Così come all’oscuro, e lo riafferma anche oggi, è la struttura gestionale che si occupa dei medici convenzionati, e che nulla sa di iscrizioni e cancellazioni di pazienti. Dove è nata dunque questa banca di fantasmi che ha prodotto indisturbata per anni?
È nata nel sistema informatico, racconta il direttore generale dell’Ass1, Nicola Delli Quadri, che appena insediato s’è trovato questa bella cosa sul tavolo. «L’anagrafe sanitaria - afferma - ha sempre registrato le cancellazioni in ampio ritardo rispetto all’anagrafe comunale e ciò a causa della difficoltà di allineamento dei database e quindi del passaggio di informazioni tra l’anagrafe comunale e quella sanitaria. Oggi il problema è risolto e da gennaio grazie a un software dell’Insiel l’allineamento è automatico, ma in passato in alcuni casi i medici di medicina generale sono stati rimborsati per pazienti che, sostanzialmente, non avevano più in carico o non avrebbero più dovuto avere». Ovvio che, se le cose non vengono riallineate, quando non è truffa è almeno danno erariale.
Evviva l’informatica dunque. Tanto potente anche negli errori che, denuncia per il sindacato Fimmg il segretario provinciale Dino Trento, «quando abbiamo protestato per le trattenute i dirigenti ci hanno risposto di non saperne essi stessi proprio niente: come il “sistema” aveva ignorato, e poi improvvisamente registrato i cittadini scomparsi, così automaticamente aveva operato le trattenute in busta paga». Di che cifra si parla? Delli Quadri si rifiuta di dirlo: «Non è ancora certa, e non la comunico». Nemmeno i sindacati la sanno.
Dubbio ancor più grave ha fatto tremare l’Azienda sanitaria (che per anni non ha fatto verifiche umane e manuali) e gli ambulatori dei medici: se è un fatto di anagrafi “mute”, non ci saranno tra gli scomparsi anche dei morti? «All’inizio pareva di sì - prosegue Trento -, poi si è appurato che non è così». E l’Azienda sanitaria lo mette per iscritto a grandi lettere: «In questo processo non vi è alcuna fattispecie collegata a cittadini deceduti, questi infatti vengono immediatamente eliminati dalla anagrafe sanitaria e quindi non ci sono pazienti deceduti a carico dei medici».
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