Trieste, maxiprelievo di agevolata: benzinaio finisce nei guai
TRIESTE Due vetture che - sulla carta - hanno consumato come portaerei: più di 2mila litri di benzina in appena 15 giorni. Neanche avessero fatto il giro del mondo. Sono le auto della moglie e della madre di Roberto Ambrosetti, 51 anni, vicepresidente della Federazione italiana gestori di impianti stradali (Figisc) e titolare del distributore che si trova sulla strada della Val Rosandra.
È finito nei guai a causa di un gioco della figlia di 8 anni: un incredibile maxiprelievo di carburante effettuato con le tessere abbinate ai veicoli della moglie e della madre per quantitativi di molto superiori alla capacità dei singoli serbatoi.
Ad accusarlo di truffa nei confronti della Camera di commercio (che gestisce il regime del carburante agevolato) il pm Lucia Baldovin. In particolare - secondo il capo d’imputazione - i maxiprelievi illegali gli hanno procurato un indebito vantaggio di quasi 400 euro. Soldi che gli sono stati appunto rimborsati dalla Camera di commercio.
Ambrosetti che comparirà venerdì prossimo davanti al giudice Laura Barresi ha depositato, tramite il proprio difensore, l’avvocato Irina Carli, una memoria in cui ipotizza una soluzione a quello che è stato senza dubbio un vero e proprio giallo. «Al momento della contestazione - scrive - non riuscivo a capacitarmi dal momento che le tessere della benzina oggetto della vicenda appartengono a mia suocera e a mia moglie e sono custodite nell’ufficio della stazione di servizio».
Poi appunto si è capito che era stata, sempre secondo Ambrosetti, la figlia minorenne rimasta sola in ufficio in attesa che il papà chiudesse il distributore per accompagnarla a casa.
Si legge nella memoria: «Circoscrivendo l’indagine personale, necessariamente all’ambito familiare, considerato l’orario in cui sono stati effettuati i prelievi e non potendo immaginare che un adulto ne effettui di così ingenti e assai poco redditizi e veramente ingenui, senza pensare di poter venir immediatamente scoperto considerato il sistema di controllo incrociato, Ambrosetti ha chiesto informazioni alle due figlie minori che spesso, dopo la piscina, venivano e vengono accompagnate dalla mamma al distributore del papà, per poi raggiungere l’abitazione familiare per cena».
Candidamente la più piccola «ha confidato al papà, non senza qualche vergogna, di aver giocato con il pos all’interno dell’ufficio, mentre lo stava attendendo e di aver così inserito ripetutamente nel lettore elettronico le tessere della benzina della mamma e della nonna che erano custodite in ufficio».
La bambina - si legge nella memoria - «ha ripetuto alla presenza del difensore che in tre occasioni ha giocato con le tessere e il lettore pos del papà all’interno del suo ufficio, non immaginando minimamente le conseguenze del suo gesto» per il quale appunto il padre si è trovato accusato di aver truffato 2mila litri di benzina agevolata. Da qui la richiesta di archiviazione in quanto, scrive il difensore, «non sussiste alcuna responsabilità da parte di Roberto Ambrosetti».
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