Trieste, maxi finanziamento da 96 milioni di euro per riconvertire l’area della Ferriera
TRIESTE Aiuti pubblici per quasi cento milioni. Tanto vale il finanziamento che il ministero dello Sviluppo economico e la Regione metteranno a disposizione della riconversione della Ferriera di Servola. La cifra è ancora da mettere nero su bianco, ma filtra nel corso delle trattative sull’Accordo di programma: il Mise stanzierà 40 milioni, cui si aggiungeranno i 15 milioni in possesso della Regione per il rilancio dell’area di crisi industriale complessa di Trieste e i 41 che Invitalia attende di spendere da anni per la messa in sicurezza ambientale del sito. Si tratta di 96 milioni, 55 dei quali destinati a sostenere il piano industriale del gruppo Arvedi per il rafforzamento del laminatoio e la riqualificazione della centrale elettrica.
Dopo lo spegnimento dell’altoforno e lo stop alle trattative coinciso con l’emergenza coronavirus, il dialogo fra istituzioni e imprese sull’Accordo di programma è ripreso, ma i sindacati incalzano perché si arrivi alla firma. Per chiudere mancano però alcuni tasselli, anche se l’intesa sui finanziamenti pubblici trovata fra governo e Regione rappresenta un importante elemento di spinta. La bozza di Adp non cita espressamente le cifre e anzi rimanda la loro fissazione a un’intesa successiva, ma dalle parti del Mise si assicura che i numeri sono scolpiti nella pietra e che il posticipo dipende dalla necessità di coinvolgere successivamente la Regione Lombardia, perché altri fondi pubblici andranno parallelamente allo sviluppo dello stabilimento Arvedi di Cremona.
Patuanelli assicurerà 40 milioni del ministero, che andranno interamente a sostenere il processo contenuto nel business plan di Arvedi, così come i 15 milioni della Regione. Complessivamente l’aiuto vale quasi un terzo del piano da 180 milioni presentato dall’imprenditore dell’acciaio. La dotazione proveniente da Roma fa parte di uno stanziamento più ampio apprestato dal ministro nell’ultima legge di stabilità a supporto delle riconversioni in tutta Italia, mentre le risorse regionali rappresentano la totalità del fondo ricevuto nel 2017 sempre dal Mise per rivitalizzare l’area ex Ezit, ma rimasto inutilizzato finora, nonostante gli annunci di bandi dedicati alle imprese da parte dell’assessore alle Attività produttive Sergio Bini. Risorse fresche piazza Unità non potrà metterne, almeno per ora: la giunta Fedriga ha sempre frenato nei mesi addietro su un impegno economico ex novo e la batosta sul bilancio dovuto alla crisi Covid toglie ogni possibilità di manovra, a eccezione di 200 mila euro aggiuntivi che saranno versati per cofinanziare la fase progettuale della riqualificazione.
I 55 milioni daranno gambe alla parte industriale dell’Adp, mentre altri 41 risalgono all’Accordo precedente e potranno essere spesi dopo essere rimasti a propria volta fermi per molto: si tratta della dotazione con cui Invitalia avrebbe dovuto procedere al cosiddetto barrieramento a mare, necessario per arginare gli sversamenti in acqua delle sostanze inquinanti contenute nel sottosuolo del sito produttivo, attraverso il consolidamento di quasi due chilometri di costa. Si trattava dell’unica opera ambientale che il vecchio Adp assegnava alla parte pubblica e della sola realizzazione mancata, mentre Arvedi ha sempre sottolineato di aver rispettato tutte le prescrizioni, tranne l’ormai abortita costruzione delle coperture dei parchi minerali. –
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