Trieste, lui è a casa dell’altra e lei sfonda la porta

Donna a processo per violazione di domicilio, ingiuria e lesioni. L’uomo, scoperto seminudo, si è rifugiato nel bagno
Una foto-simbolo di un uomo conteso da due donne tratta da Internet
Una foto-simbolo di un uomo conteso da due donne tratta da Internet

TRIESTE Il triangolo, o meglio sarebbe dire il tradimento del “suo” uomo con un’altra donna, l’aveva considerato. L’aveva sospettato, intuito, temuto. Non appena ha potuto verificare con i propri occhi che i suoi presentimenti e le sue paure corrispondevano alla realtà - quando cioè se l’è ritrovato mezzo svestito a casa di quella che lei pensava essere una ex ma evidentemente tanto ex non era... - non le ha mandate a dire. Né a lui, né all’altra. E così ha provato a farsi della giustizia da sola, insinuandosi in quella casa, nonostante le fosse stato aperto semplicemente l’uscio ma non fosse stata invitata a entrare, insultando entrambi e alzando le mani: di certo contro la porta del bagno, dove si era rifugiato l’uomo, che è finita sfondata, e si presume pure contro la rivale, che ha poi riferito ai carabinieri d’esser stata schiaffeggiata. Il risultato finale è che ora lei deve fare i conti con la giustizia vera, quella regolata dai codici scritti, dato che si ritrova alla sbarra con l’imputazione plurima di violazione di domicilio, ingiuria e lesioni.

Questa storia di (stra)ordinaria gelosia triangolare tra lei, lui e l’altra - tutti e tre triestini - è stata rivissuta ieri mattina a Foro Ulpiano, dove nell’aula delle udienze preliminari è andata in scena una delle udienze-clou del processo con rito abbreviato condizionato a carico della donna che si è sentita e vista tradire e ha reagito malamente, difesa in giudizio dall’avvocato Maria Genovese. Davanti al giudice Luigi Dainotti, allo stesso avvocato Genovese e al pm Matteo Tripani - presente in aula con alla mano il fascicolo d’accusa di cui è titolare il collega Federico Frezza, ieri assente - sono stati sentiti sia lui che l’altra. Lui più che altro testimone, l’altra soprattutto parte offesa (non s’è costituita parte civile). Il rito abbreviato per il quale l’avvocato Genovese aveva optato in una precedente udienza risultava infatti condizionato alla cosiddetta escussione ovvero all’audizione dell’uomo conteso.

A quel punto il pm aveva chiesto la possibilità di ascoltare in aggiunta sia la parte offesa che l’imputata, ieri impossibilitata a partecipare e convocata per la prossima udienza, il 23 settembre. Le due versioni rese ieri, pur nel ricostruire e sostanzialmente confermare la dinamica dell’episodio contestato all’imputata nel fascicolo del pm Frezza, sono però finite con l’essere contrastanti là dove è stato chiesto ai due “testi” se vi fu aggressione fisica. La padrona di casa sostiene di essere stata presa a schiaffi, mentre l’uomo ha dichiarato di non aver visto l’una mettere le mani addosso all’altra.

Il “fattaccio” risale al 2014. Una sera come tante la donna che temeva il tradimento è andata a caccia di conferme, e si è presentata appunto sulla soglia di casa della rivale. Ha suonato il campanello, l’altra ha aperto e lei è entrata d’impeto, trovando il “suo” compagno non proprio in borghese. A quel punto - come viene riportato in una nota di polizia giudiziaria redatta dai carabinieri della Stazione di Scorcola in base al racconto della parte offesa, intervenuti in quell’abitazione dopo la chiamata fatta al 112 dalla stessa padrona di casa, nel frattempo rimasta sola - l’ospite inattesa ha puntato la porta del bagno, dietro la quale aveva cercato rifugio l’uomo, prendendola a calci e pugni fino a scardinarla.

I militari dell’Arma, al momento del loro arrivo, hanno in effetti trovato quella porta appoggiata su uno dei muri del bagno. La reazione è proseguita, in parallelo, anche verbalmente, con il più classico e il più brutto degli epiteti rivolgibili a una donna: p... Non è stato risparmiato nemmeno lui, che analogamente si è sentito dare del p...niere. Infine il presunto schiaffo, del quale la padrona di casa non ha potuto che mostrare ai carabinieri le conseguenze, ovvero un certo rossore sulla guancia. Il segno, ha giurato, di una botta. E non dell’imbarazzo, dato che ha riferito agli uomini in divisa che quello reclamato dalla sua avversaria non era un ex diventato amante clandestino, ma il “suo” attuale compagno.

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