Trieste, l'operaio sopravvissuto al crollo. «Inascoltato il mio grido d’allarme»

La gru aveva caricato troppo materiale. Era evidente che c’era troppo peso. Io l’ho detto subito, ma mi è stato risposto che andava bene così, di non preoccuparmi...»

TRIESTE. «La gru aveva caricato troppo materiale. Era evidente che c’era troppo peso. Io l’ho detto subito, ma mi è stato risposto che andava bene così, di non preoccuparmi, e quindi hanno continuato a caricare...“Tiene, tiene”, dicevano...».

Josè Luis Brea Pujols è l’operaio della Geoprotecion srl di Tolmezzo che domenica è precipitato dal ponteggio in Costiera, durante i lavori preparatori per l’allestimento della rete di sicurezza sulla parete rocciosa accanto alla Galleria naturale. È ricoverato in un reparto di Cattinara con varie fratture, un trauma toracico e uno vertebrale. Ma è fuori pericolo. «Ne sono consapevole, ho rischiato la vita».

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Josè ha 42 anni, è originario di Santo Domingo. È in Italia dal 2001. Abita a Mel, in provincia di Belluno. Ha girato i cantieri di mezza Italia. Lavora anche undici, dodici ore al giorno, al caldo e al freddo. Guadagna attorno ai 1.800-1.900 euro al mese. «È ancora poco per la fatica che faccio. Stare ore appeso a una parete per montare una rete o una barriera, come mi è già capitato di fare tante volte, ti distrugge. Arrivi alla sera che non stai in piedi. Ma un cantiere è sempre pericoloso, può succedere di tutto». Il quarantaduenne ha alle spalle un altro infortunio: qualche anno fa, a Sondrio, un tubo si è rotto e gli è entrato cemento negli occhi.

Sarà la Procura della Repubblica, che ha aperto un fascicolo per lesioni colpose, ad accertare le responsabilità delle manovre nel cantiere in Costiera.

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Come sta, innanzitutto?

Non mi sento tanto bene, ho dolore. Ho fratture al braccio sinistro e una piccola alla schiena, qualcosa alla vertebra. Alla fine non è niente di grave per fortuna.

Ricorda forse come è avvenuto l’incidente?

Sì, me lo ricordo bene. Eravamo lì già dalle sei e mezza del mattino. C’era un camion con il materiale da portare sul ponteggio utilizzando la gru. Era stata caricata molta roba e la struttura è crollata all’improvviso, con un rumore forte, e io di colpo mi sono trovato giù, in mezzo alla strada. Il motivo è che hanno messo troppo peso, troppe reti metalliche. Il ponteggio era pieno di bobine e pannelli, fermi là. Non ha retto. Ho preso tanta paura. I colleghi erano vicini e sono venuti subito a soccorrermi.

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Foto Bruni 30.10.2017 Crollo impalcatura in Costiera-traffico a Prosecco estrada del friuli


Ma nessuno si era accorto che il peso era eccessivo?

Io ho detto subito che secondo me stavano mettendo troppa roba sopra il ponteggio. Ho detto, “guardate che mi sembra che sia tanto, troppo”. Mi è stato risposto, “no, tiene, tiene...”. Dopo un po’ è crollato e io mi sono trovato per terra.

Le è caduto addosso qualcosa?

Per fortuna no, altrimenti rimanevo sotto, schiacciato. Alla fine mi è andata veramente molto bene. Mi sono salvato per miracolo.

Lei cosa stava facendo in quel momento?

Aspettavo che la gru caricasse le reti metalliche con il gancio.

Da quanto tempo è in Italia e da quanto lavora con la Geoprotecion?

Sono in Italia dal 2001, sono dipendente dell’impresa da circa 9-10 anni. Inizialmente avevo trovato un impiego come operaio a Trento. Ora abito a Mel, in provincia di Belluno. Sono da solo. Con la Geoprotecion giriamo tutta l’Italia, a montare reti, barriere e altro. Sono assunto con un contratto a tempo indeterminato.

Qualcuno è venuto a trovarla in questi giorni?

È venuto un collega. E poi è venuto anche il capo della ditta a trovarmi. Quando mi ha visto così, in ospedale, si è messo a piangere.

È riuscito a contattare la sua famiglia? I genitori, i parenti e i suoi amici sanno cosa le è accaduto qui a Trieste?

Ho sentito al telefono mia mamma che vive a Santo Domingo. L’ho chiamata con la videocamera per raccontarle cosa è successo. Ha pianto.

Quando pensa che riprenderà a lavorare?

Non lo so, ma di sicuro non prima di tre mesi.

In Costiera indossava regolarmente tutti i dispositivi di sicurezza?

Sì, avevo il casco, i guanti e le scarpe da lavoro. Le imbragature in quel momento non servivano.

Ritiene che il suo sia un mestiere pericoloso?

Sì, direi di sì. Il mestiere è pericoloso e molto faticoso: talvolta si sta appesi a una parete a mettere su reti e barriere per ore. Mi capita di lavorare anche 11-12 ore al giorno. Io, dopo quello che mi è successo, vorrei dire a chiunque fa lavori del genere di stare sempre attento, perché non si sa mai. Una disattenzione può costare la vita in qualsiasi momento. Sono contento di essere vivo. Alcuni anni fa, nel 2013, avevo già subìto un infortunio sul lavoro: era un cantiere vicino a Sondrio. Si era rotto un tubo e mi era entrato cemento negli occhi.

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