Trieste, l’«onda rosa» si allunga sul Municipio
TRIESTE. Una certezza “rosa”. Il nuovo consiglio comunale di Trieste raddoppia la presenza femminile. Saranno dodici i consiglieri comunali donne sia che al ballottaggio del 19 giugno prevalga Roberto Dipiazza o Roberto Cosolini.
Nel consiglio uscente erano solo sei: tre del Pd (Tiziana Cimolino, Loredana Lepore e Anna Mozzi), una di Sel (Daniela Gerin), una del Pdl (Manuela Declich) e una di Un’Altra Trieste (Alessia Rosolen). Solo due le riconferme: Mozzi del Pd (solo però nel caso vinca Cosolini) e Declich di Forza Italia che sarà presente in ogni caso forte delle sue 716 preferenze (seconda degli eletti).
Non ci sarà, invece, la veterana Alessia Rosolen, candidata sindaco di Un’Altra Trieste Popolare: il pessimo risultato della lista non le consente di tornare in Consiglio dove è entrata nel 1998 per la lista di An e dove è rimasta dal fino all’altro ieri con una pausa dal 2008 al 2011 quando ricopri l’incarico di assessore regionale.
Nelle liste del Pd sono state rielette le assessore Antonella Grim (capolista e segretaria regionale del partito) e Laura Famulari. Fa il suo ingresso anche la vicesindaca Fabiana Martini al suo esordio elettorale. Dalla Provincia in liquidazione arriva invece la cittadina presidente Maria Teresa Bassa Poropat (Insieme per Trieste).
In arrivo da Palazzo Galatti, ma solo se vince Cosolini, c’è la regista Sabrina Morena eletta nelle file della rottamata Sel che in rete si è esibita in un appello femminista: «Nel mio caso solo se vince Roberto Cosolini potrò rappresentare le donne che mi hanno votato. Altrimenti ci saranno tanti maschi il cui primo pensiero è eliminare il gioco del rispetto e ritornare ai valori della famiglia tradizionale».
Per la prima volta ci sono le “quote rose” pentastellate. Fanno il loro esordio consiliare l’ingegnere elettronico Cristina Bertoni e la bioarchitetto Elena Danielis elette con il Movimento 5 Stelle. In lista di attesa per il Consiglio (nel caso vinca uno o l’altro al ballottaggio) ci sono l’infermiera Barbara Dal Toè (Lista Dipiazza in quota Rivolta l’Italia), l’ex assessore regionale Angela Brandi (Forza Italia) e la giovane dem di estrazione istriana Caterina Conti.
Il raddoppio della presenza femminile al Comune è un buon risultato ma lontanissimo dalla “quote rose” rivendicate dai movimenti attraverso la presenza obbligatoria nelle liste (2/3 nei comuni con popolazione superiore ai 5 mila abitanti) e la doppia preferenza di genere. Il Forum delle donne di Trieste aveva invitato a votare solo per una donna: «Vogliamo che sia superato il grande vuoto di sottorappresentazione delle donne nelle istituzioni».
Il Pd, nonostante il drastico calo di voti, si conferma come il partito più rosa: se vince Dipiazza si trova ad avere una gruppo a netta prevalenza femminile (4 su 6) con Giovanni Barbo e Marco Toncelli unici maschi costretti a districarsi tra Fabiana Martini, Antonella Grim, Valentina Repini (new entry della minoranza slovena) e Laura Famulari.
Una cosa che riempie d’orgoglio. «Quanto è lontana l’America. Mentre Hillary Clinton scrive una nuova pagina della storia degli Stati Uniti, diventando la prima donna a correre per le presidenziali, qui da noi c’è chi vorrebbe farci tornare al Medioevo. Se dovesse essere eletto Dipiazza, le donne in Consiglio comunale si conteranno sulle dita di una mano. Saranno pochissime. Non avranno peso» scrive la segretaria regionale del Pd.
In realtà il conteggio della Grim («Quante donne vuoi sedute in Consiglio comunale?») registra donne di maggioranza nel caso di vittoria di Cosolini o Dipiazza e non conta quelle d’opposizione. In realtà votare Cosolini o Dipiazza il 19 giugno non cambia il peso “rosa” del Consiglio comunale.
A meno che essere donne di maggioranza non faccia la differenza come scrive Sara Matijacic su “Bora.la” sull’onda di “Bandiera rosa la trionferà”: «Se vince Dipiazza, nella maggioranza del suo consiglio ci saranno 4 donne. Se vince Cosolini, le donne saranno 9. Al ballottaggio del 19 giugno si deciderà anche tra questi due scenari: uno dove le donne ben sono rappresentate, uno dove sono poche e i maschilisti ben di più». Il Consiglio comunale diviso tra donne e “maschilisti”.
Eppure la doppia preferenza di genere (al suo esordio nel voto amministrativo) sembra avere premiato più le donne che i “maschilisti”. Nel gioco delle coppie il gentil sesso ha prevalso alla grande. E il caso delle super coppia di Forza Italia: Manuela Declich ha quasi doppiato il partner elettorale Bruno Marini: 716 contro 401.
Idem per l’ex assessore Angela Brandi (233 preferenze) contro le 70 lasciate a Sergio Dressi. Anche nel Pd a trazione cattolica le donne hanno umiliato i rispettivi partner. Fabiana Martini ha doppiato Marco Toncelli: 919 preferenze a 450. Idem Antonella Grim: 784 preferenze contro le 322 di Alessandro Carmi. È il nuovo fenomeno del voto “cattorosa”. Senza la benedizione della Curia.
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