Trieste, lo stile perde un altro pezzo: chiude Arbiter
Nel giro di pochi giorni un’altra boutique lascia il mercato dell’abbigliamento di alta classe della città. Da Arbiter sono iniziate infatti le svendite, che andranno avanti per un paio di mesi. A spingere Gianfranco e Gianluca Kostoris, rispettivamente 82 e 50 anni, a chiudere il noto negozio in via del Teatro, rientrano motivi ovviamente legati all’implacabile recessione. «Mio papà e io - spiega Gianluca, che il prossimo anno festeggia 30 anni di attività - è da qualche tempo che vedevamo le cose un po’ in caduta libera. Oltre al lievitare dei costi si è sviluppata anche una forte diminuzione dei consumi, negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una crisi generale del settore e a un cambio delle abitudini nel vestirsi da parte della gente. Infatti un certo tipo di abbigliamento ormai non costituisce più un bisogno primario».
Le nuove generazioni, a cui si sono accodati poi anche i rispettivi genitori, preferiscono gli outlet, i grandi magazzini, le vendite online. Un dato di fatto che colpisce come sempre i commercianti al dettaglio, quelli che, come Arbiter, hanno alle spalle una lunghissima esperienza, e che fino ad ora hanno resistito. A tali motivazioni si aggiunge anche un fattore d’oltreconfine. «Con l’entrata della Slovenia e della Croazia in Europa - aggiunge Gianluca - si è aggiunta un’evidente riduzione di clienti provenienti da questi paesi, privati della tax free».
Arrivano dalla Grecia le origini dei Kostoris, una tra le più importante famiglie triestine. La nonna di Gianluca, Doris, nata nel 1909, giunge con la famiglia a Trieste da Corfù nel 1921. I suoi genitori aprono nello stesso anno la prima boutique in Corso Italia, che all’epoca portava il loro cognome. Otto anni dopo, lei e il marito ricevono in donazione il negozio che, nel 1940, si chiamerà Arbiter. Si aggiungerà poi al team nel 1955 Gianfranco, grande tennista, che abbandonò gli studi di Medicina in quel di Padova. E poi nel 1987, appunto, Gianluca.
Nel boom economico di Arbiter - «gli anni migliori per l’azienda sono stati tra la fine degli anni ’60 e quella degli anni ’70» - Gianfranco nel 1971 decide di aprire un’ulteriore boutique, quella in via del Teatro. Ed è nel 2013 che il punto vendita di Corso Italia chiude perché il proprietario del locale vuole ristrutturare il palazzo. «Una scelta che è stata una coincidenza - dice Gianluca - chissà se avremmo abbassato la serranda se non ci fosse stato questo input». Da Malo a Church, da Salvatore Ferragamo a Kiton, da Burberry a Aquascutum, sono molti i marchi che donne e uomini triestini, austriaci e tedeschi, e qualche russo, hanno potuto continuare ad apprezzare in questi ultimi anni. Ma anche qualche attore. Come Donald Sutherland, che acquistò una bella giacca blu, mentre girava “The best offer” di Giuseppe Tornatore.
«Grazie alla vicinanza del Teatro Verdi, qualche volta è capitato che il negozio fosse frequentato da cantanti lirici o direttori d’orchestra come ad esempio l’israeliano Daniel Oren». Il salotto buono della città ha attirato anche turisti, non i crocieristi però. «Onestamente l’arrivo delle navi del sabato mattina porta soldi alla città - ammette Gianluca - e sono essenziali per Trieste, ma non per noi». Quei tessuti pregiati delle grandi case di moda venivano scelti accuratamente tra Parma, Milano e Firenze, prima da papà Gianfranco e nonna Doris, a cui poi si è aggiunto Gianluca, che è riuscito ad avvicinare anche il pubblico giovane con il negozio di Corso Italia, proponendo dei capi molto trendy. Non ci sono ancora idee concrete sul futuro, ma intanto i Kostoris saranno ricordati in tanti armadi dei triestini che, grazie alla qualità, conserveranno ancora quello stile classico, sobrio, sportivo ed elegante per tutte le occasioni.
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