Trieste, lo sgomento nel quartiere: «Il suo sorriso si era spento»

TRIESTE Una villetta curata che ospita tre appartamenti con un giardino abbellito da roseti e gelsomini. In quello che sembra un paradiso, al civico 91 di via del Roncheto, tra il canto dei merli e la tranquillità, Slavica Kostic invece ha conosciuto l’inferno.
Lì tra quelle mura, in quell’appartamento al piano inferiore al quale si accede dalla scala che porta sul retro dell’abitazione e dove c’è pure l’orto, l’ex marito violento e geloso le ha tolto la vita.
Per trasportare il corpo senza vita della trentasettenne dall’appartamento fino all’automobile utilizzata poi per raggiungere la discarica sul Carso sloveno dove è stato ritrovato il corpo, Dragoslav Kostic deve aver fatto parecchia fatica. Architettando il tutto con molta attenzione.
Perché la porta di casa di Slavica che si affaccia direttamente su orto e giardino, è ben visibile da tutte le finestre e le terrazze del condominio retrostante la villetta di via del Roncheto. Eppure nessuno sembra aver visto nulla.
L’assassino deve averla caricata in spalla e, a notte inoltrata, aver risalito la scala esterna del giardino, attraversato il giardinetto e una volta in strada averla caricata nel bagagliaio o sui sedili posteriori dell’auto. Che poi ha incendiato.
Ieri gli altri condomini, vicini di Slavica, si sono barricati in casa. Finestre con gli scuri sbarrati, cancello chiuso. Nel cortile una vecchia automobile parcheggiata e tanto silenzio. La cassetta della posta della povera Slavica è stracolma di avvisi di raccomandate, qualche bolletta, un paio di santini elettorali e depliant con le offerte dei più vicini supermercati.
«Solo buongiorno e buonasera quando la incrociavo - racconta una giovane che risiede in via del Roncheto qualche numero civico più avanti - avevo letto la notizia della sua scomparsa ma non immaginavo un simile epilogo». Nella parte alta di quella strada ci sono belle villette curate, piene di fiori. Non una foglia fuori posto. Nel palazzo di fronte a casa di Slavica vive la signora Liliana.
Dalla sua finestra sul cortile mentre la televisione racconta di tragedie e politica lei guarda chi arriva, chi parte. Mai si sarebbe aspettata un’omicidio a pochi metri da casa. «Qui nessuno ha sentito o visto nulla - assicura - sono venuti anche quelli della questura a farmi delle domande ma io non mi sono accorta di niente». «Conoscevo Slavica da quando era arrivata a Trieste con il marito e poi con i figli - racconta ancora Liliana - nei primi mesi che stavano a Trieste avevo regalato loro anche qualche mio vestito».
«Poi però il marito deve aver fatto strada con il suo lavoro - ipotizza - perché in poco tempo il loro tenore di vita sembrava migliorato: avevano ben tre automobili». Gentile, educata, bella e sempre curata. Così la ricordano i vicini che la vedevano uscire al mattino in fretta e rientrate nel pomeriggio con le borse della spesa ma sempre con il sorriso.
«Eppure nei mesi prima che sparisse la vedevo più sulle sue - dichiara Maria, residente di via del Roncheto - più schiva, come se il suo bel sorriso si fosse spento. Ma forse è una mia impressione». A spegnere quel sorriso forse erano state le minacce dell’ex marito, le angherie.
«Quando su Facebook ho letto che la figlia la cercava, che era scomparsa - ricorda - mi è sembrata subito una cosa strana. Perché malgrado io la conoscessi solo di vista, si vedeva lontano un miglio che lei a quei due figli ci teneva molto, che li amava. E una madre così dedita ai suoi ragazzi - aggiunge la vicina - non abbandona i figli, specie se minorenni. Io ho intuito fin da subito fosse successo qualcosa di brutto».
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