Trieste, lo scandalo delle 72 case Ater nuove di zecca e mai consegnate
Decine di famiglie attendono da mesi di entrare negli alloggi di via Domus Civica e via dell’Istria. Manca solo l’agibilità
Lasorte Trieste 09/10/18 - Via Domus Civica
TRIESTE Attendere per mesi una casa e vedersi rimandato l’ingresso di settimana in settimana, nonostante la casa in questione sia perfettamente finita. È la situazione in cui vivono quaranta famiglie in graduatoria Ater e, potenzialmente, altre 32 inserite nella rete della Fondazione Caccia Burlo, in attesa di vedersi consegnare le nuove abitazioni di via Domus Civica e via dell’Istria: residenze pronte, appunto, ma prive dell’agibilità, poiché la documentazione necessaria latita.
A segnalare la vicenda sono gli stessi residenti, sfiancati dal continuo rinvio dell’ingresso nelle abitazioni. Una situazione che sarebbe spiacevole per tutti, ma diventa drammatica se si appartiene alle fasce più deboli della popolazione. I futuri inquilini sarebbero dovuti entrare nelle case ancora in primavera, ma hanno visto l’Ater rimandare la data fatidica di settimana in settimana.
Gli edifici interessati sono più di uno. Parliamo dei condomini dell’Ater ai numeri 10, 12, 14, e 16 di via Domus Civica, per un totale di quaranta abitazioni. Quelli della Fondazione Caccia Burlo sono situati invece in via dell’Istria, 3/1.
Il direttore dell’Ater Antonio Ius spiega che le radici del problema vanno individuate nelle difficoltà economiche delle ditte incaricate di portare a termine i cantieri: «Stiamo battagliando per ottenere dalle imprese che hanno fatto i lavori - precisa - la documentazione necessaria ad avere l’agibilità degli alloggi da parte del Comune».
Il direttore dell’ente prende atto «del fatto che abbiamo fatto dei ritardi» ma assicura: «Stiamo cercando di risolvere». Contrattempi di questo genere, soggiunge, sono diventati sempre più frequenti dall’arrivo della crisi economica nel 2008: «Purtroppo succede, quando hai a che fare con imprese in difficoltà, alle prese con cessioni di rami d’azienda e cose simili - dichiara Ius -. Sono storie tipiche di quest’ultimo decennio di crisi in cui, come tutti sappiamo, l’imprenditoria edile ha sofferto più di tanti altri il contraccolpo. E quando hai di fronte un’impresa in difficoltà i disagi possono verificarsi».
Ma cos’è che non è funzionato? Risponde Ius: «Le imprese devono fornire le certificazioni tecniche per gli impianti, idrici, sanitari, elettrici: documenti che ci servono per completare le pratiche necessarie con i vigili del fuoco e, infine, l’autocertificazione al Comune per ottenere l’agibilità degli alloggi».
Quanto tempo ci vorrà per risolvere l’intoppo burocratico? «Serviranno altri 20, 25 giorni», dice il direttore. C’è da aggiungere, infine, che le assegnazioni sono state fatte con un certo anticipo. Spiega infatti Ius: «Bisogna tener presente che questi alloggi erano inseriti già nei bandi precedenti, e quindi abbiamo dovuto fare le assegnazioni prima della scadenza delle graduatorie». Quelle nuove, infatti, sono state pubblicate il 17 maggio scorso, rendendo obsolete quelle precedenti: «Ma noi avevamo preso l’impegno di rispondere a quelle precedenti, quindi abbiamo affidato le abitazioni in modo da rispondere a tutti».
Sul tema è intervenuto anche il partito Fratelli d’Italia. Il consigliere Claudio Giacomelli ha presentato un’interrogazione al riguardo lo scorso 10 settembre, «ma non è ancora stata data risposta», dice.
Questo il commento dell’esponente di FdI: «Come Fratelli d’Italia abbiamo attivato osservatorio permanente sui problemi Ater. Siamo venuti a conoscenza di questa vicenda così». Giacomelli auspica una soluzione rapida il più possibile al problema: «La cosa che impressiona è che si possano tenere queste persone nell’incertezza. Persone che da marzo pensavano di avere una casa, che hanno disdetto contratti, hanno preso impegni e magari non hanno neanche un tetto sulla testa. Non è chiaro nemmeno quali e quante siano le famiglie sono coinvolte».
Questa la conclusione del consigliere regionale: «Chiediamo alla Regione di intervenire quanto prima perché non può essere la burocrazia a bloccare l’accesso alla casa di decine di famiglie triestine».
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