Trieste, l’invito dell’Ince: Balcani nella Nato

A Skopje l’Assemblea plenaria, documento finale votato anche dalla Serbia
Di Diego D’amelio
Luis Alberto Orellana in una foto del 2013 ANSA/GIUSEPPE LAMI
Luis Alberto Orellana in una foto del 2013 ANSA/GIUSEPPE LAMI

TRIESTE. Favore per la collaborazione fra Nato e paesi dei Balcani occidentali, col sostanziale invito agli Stati dell’area all’adesione volontaria all’Alleanza atlantica, indipendentemente dall’ingresso nell’Ue. È questo il nodo più rilevante della dichiarazione finale dell’Assemblea parlamentare dell’Ince, tenutasi a Skopje e dedicata alla sfida delle migrazioni e all’interconnessione fra paesi centro-europei e Ue. Il documento è stato votato anche dalla Serbia e ciò è un punto politico pregnante rispetto a futuri scenari d’alleanza, in relazione al solido rapporto fra Belgrado e Russia.

Il tema è di grande attualità, davanti alle tensioni in atto sul versante orientale del continente. Questione peraltro di lungo periodo: l’avvicinamento strategico-militare alla Jugoslavia caratterizzò le strategie americane dalla fine degli anni ’40, quando lo sganciamento di Tito dall’Urss rese il leader jugoslavo interlocutore fondamentale per rafforzare il lato meridionale della Nato, attraverso accordi fra Jugoslavia, Grecia e Turchia che non trovarono però mai piena attuazione. E forse non a caso, la Turchia non è stata dimenticata nelle conclusioni del vertice, in una fase che impone con sempre maggior forza una riflessione sulla sua collocazione geopolitica: l’Ince si impegna a rafforzare il dialogo, invitando Istanbul a divenire membro ospite della propria Assemblea.

Fra le altre posizioni assunte dall’Assemblea, l’ok alla decisione di Bruxelles di estendere ai Balcani occidentali le politiche dei corridoi infrastrutturali europei, con la conseguente enfatizzazione della sfida che ciò rappresenta per il processo di integrazione e di cooperazione interna agli Stati dell’area. E infine, la volontà di approfondire nel 2016 il tema delle relazioni energetiche fra i paesi che affacciano sull’Adriatico o che si dividono fra i due fianchi dell’arco alpino: anche questo uno snodo centrale, rispetto alle necessità italiane di approvvigionamento di energia elettrica e in considerazione del dibattito sui percorsi del gas e in particolare delle condutture del “South Stream”. Il summit di Skopje ha infine confermato le due presidenze di commissione assegnate all’Italia: la Affari culturali resta guidata da Luis Alberto Orellana, mentre la triestina Tamara Blažina continuerà a dirigere la Commissione affari politici e interni.

Lodovico Sonego, senatore Pd e presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea Ince, sottolinea «l’anno di intenso lavoro svolto in vista di Skopje, che chiama oggi le istituzioni europee a un rinnovato impegno per i Balcani occidentali». Secondo Sonego, «dopo l’accordo di Dayton (che segnò la pacificazione dei paesi ex jugoslavi nel 1995, ndr), l’Europa ha pensato che i Balcani fossero un capitolo da archiviare. È stato un errore: occorre rinnovare l’impegno per l’integrazione, la stabilizzazione e la crescita economica degli Stati dell’area, preludio del loro pieno ingresso nell’Unione». Il senatore rivendica «il ruolo determinante dell’Italia nell’apertura del negoziato per l’ingresso della Serbia nell’Ue e il rilievo che i Balcani hanno nella politica estera di Roma». Ricordando che la Commissione Ue ha assegnato due coordinatori dedicati all’estensione alla ex Jugoslavia delle politiche sui corridoi infrastrutturali, Sonego afferma che «sarebbe di grande utilità se l’Ince mettesse a disposizione una piccola task force tecnica, che condivida le competenze e la rete di relazioni costruite negli anni».

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