Trieste, l’imperscrutabile destino del Salone degli incanti
TRIESTE «Il Salone degli incanti non ha incantato nessuno». L’assessore alla Cultura del comune di Trieste, Giorgio Rossi, arrivato in ritardo alla Commissione Trasparenza convocata dal presidente Roberto de Gioia, tenta la battuta per evitare di affrontare il tema all’ordine del giorno, ovvero: “Vederci chiaro sulla dichiarata inesistenza di uno studio di fattibilità riguardante la collocazione di una biblioteca all’interno dell’ex Pescheria”.
Rossi, chiamato a rispondere dalle consigliere Laura Famulari (Pd) e Maria Teresa Bassa Poropat (Insieme per Trieste), occupa tre quarti del suo tempo a parlare del Mercato ittico in Porto vecchio. «Ma è assessore al pesce o alla cultura?» commenta ad alta voce l’ex assessore Famulari.
«Non si tratta di inesistenza. Lo studio di fattibilità esiste ed è costato 40mila euro», certifica Elisa Lodi, l’assessore ai Lavori pubblici con il dono della sintesi che fa le veci della giunta in attesa dell’arrivo del signor Rossi. L’assessore alla Cultura non chiarisce il destino di Santa Maria del Guato. «Siamo in una fase di riflessione», spiega Rossi rivelando l’imbarazzo dell’amministrazione dopo la scoperta dei 50 milioni che il Mibact ha destinato a Trieste per la creazione di un grande “attrattore culturale transfrontaliero” in Porto vecchio.
«Il Magazzino 26 sarà “core business” dell’operazione - spiega Rossi -. C’è un gruppo al lavoro per il riordino della rete museale triestina. A parte il Revoltella e il Sartorio tutti sono sotto valutazione, in particolare le biblioteche». E il Salone degli incanti che non incanta nessuno? Un contenitore senza contenuti.
«Negli anni non ci sono stati grandi eventi - continua l’assessore alla Cultura (ma anche al Bilancio, allo Sport e ai Giovani)-. A parte Its, anche la mostra ’14-’18, costata molto, non ha fatto grandi numeri. Ora stiamo vagliando alcune proposte per il 2017». Il concorso di idee per l’ex Pescheria si riapre, mentre lo studio di fattibilità da 40mila euro della mediateca (voluto dall’assessore precedente Paolo Tassinari) resterà in un cassetto. Rossi neppure lo cita. «Farà la fine del progetto del parcheggio sotto piazza Unità di Illy», spiega il consigliere di Forza Italia Piero Camber. «Si è trattato di uno studio di fattibilità fatto senza copertura finanziaria. Costo totale 13 milioni e mezzo da aggiungere ai 7 spesi a suo tempo dalla Fondazione CrTrieste per ristrutturare l’ex Pescheria».
In realtà, come spiega il dirigente Enrico Conte, il progetto era inserito nel finanziamento di una serie di attrattori culturali regionali come Villa Manin. Uno studio che aveva superato due step su quattro ottenendo anche il parere favorevole preventivo della Soprintendenza. Pare che i soldi per la mediateca in riva al mare, ironia della sorte, siano finiti nel calderone dei 50milioni di Porto Vecchio.
Che fare allora dei 2.200 metri quadrati e dei 15 metri di altezza dell’ex Pescheria? Bassa Poropat ricorda che Trieste manca di una sala espositiva all’altezza. Il Magazzino delle idee dell’ex Provincia non è sufficiente e le Scuderie stanno a Miramare. L’idea è quindi di ridare al Salone degli incanti la destinazione per cui era stato ristrutturato: centro espositivo d’arte moderna e contemporanea.
Salvatore Porro, consigliere di Fratelli d’Italia, ricorda con nostalgia, invece, il progetto mai nato di un Delfinario. «Sarebbe stato un successo. Basta pensare al vicino Aquario, fa un milione di visitatori con due sardoni e un branzino». E quindi? «Ci sono le richieste dei cittadini che fanno danza. Non sarebbe male farne una sala da ballo per il sabato sera. Per dare uno sfogo agli anziani». Una balera sul mare. Da Salone degli incanti a salone da ballo. Facile. «Non è una brutta idea - sorride il presidente de Gioia -. Sarebbe la sala da ballo più bella d’Europa».
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