Trieste, l’imam operaio e l’ex pompiere nella piccola Mecca in Molo IV
C’è l’imam Tourè Lamine, che professione fa l’operaio a Udine. Poco distante da lui c’è Dieng Bachirou, 66 anni, un passato da vigile del fuoco e nel suo Paese e un presente pensionato a Gorizia. E c’è pure Amadou Fall, ingegnere che vive e lavora a Trieste, e nel tempo libero è il tesoriere della Confraternita. Sono solo alcuni dei partecipanti alla grande festa della comunità dei senegalesi di fede “mouride” che vivono in Friuli Venezia Giulia. Un evento ospitato nella sala Agorà del Molo Quarto, trasformatasi ieri per una giornata in una piccola Mecca.
Caftani multicolori e sgargianti, nel segno di una tradizione secolare. Musica sacra diffusa a volume molto elevato dagli altoparlanti. Calzature di ogni tipo sistemate ai bordi dell’enorme tappeto collocato al centro della sala, sul quale si può salire appunto soltanto scalzi. In mezzo gruppi di persone, tutte sedute, impegnate chi a parlare, chi a pregare, chi a ripetere i versi del Corano. Sulle sedie disposte lungo un lato della sala ci sono le donne: per loro, e per i bambini, è riservato uno spazio apposito. Ecco l’atmosfera del “Grand Magal di Touba”, la principale ricorrenza del calendario religioso dei “mouride”, una delle più diffuse confraternite islamiche, estesa soprattutto in Senegal, dove gran parte della popolazione musulmana, circa il 94 per cento, appartiene a tre confraternite: due importate (la Qadiriyya e la Tijaniyya) e una autoctona, la Muridiyya.
Per vivere tutti assieme questo fondamentale appuntamento (magal è un termine wolof, l’antico idioma senegalese, che significa “rendere omaggio”, “celebrare”, “commemorare”), sono arrivati a Trieste a centinaia, dalla Carnia, dal Fiuli, dall’Isontino. «Molti hanno preso addirittura ferie pur di esserci - spiega spiegato Amadou Fall -. In Senegal questa festa dura tre giorni e coinvolge l’intero Paese che, di fatto, si ferma. È un appuntamento che ogni buon seguace dello sceicco Amadou Bamba, fondatore della nostra religione non perderebbe mai. E fa piacere constatare che anche i nostri giovani, cioè i senegalesi nati qui, figli dei primi connazionali che nel tempo hanno lasciato l’Africa per venire in Europa a trovare lavoro, partecipino con entusiasmo. Molti di loro - ha concluso - parlano meglio l’italiano del wolof, anzi qualcuno neppure conosce la nostra lingua originale, ma è giusto così, il mondo cambia».
«Nella nostra religione - ha detto Tourè Lamine - non è previsto che chi svolge il ruolo di imam sia pagato per farlo. Io haun normale lavoro in fabbrica - continua - e poi alla sera, o nelle giornate di festa, sono un imam». Ed in quella veste che ieri Tourè, diventato imam in Senegal, ha spiegato il significato della ricorrenza del Grand Magal di Touba. «Un evento importante perché ricorda il giorno in cui Amadou Bamba intraprese la strada per avvicinarsi ad Allah, un percorso che lo vide superare 218 ostacoli e rimanere isolato per oltre sette mesi, prima di tornare in mezzo alla sua gente».
Touré è rimasto scalzo per l’intera giornata, spendendo sorrisi e parole per tutti: «Nel Corano - ha sottolineato - c'è scritto che tutto ciò che si offre generosamente agli altri ritornerà nel corso della vita. Lo stesso Bamba al ritorno dal suo viaggio di purificazione disse di aver ricevuto da Allah cose che nessun altro potrà mai dare. Leggendo il Corano – ha concluso – si possono trovare tutte le regole per vivere in pace con gli altri».
Un concetto ripreso e ampliato da Dieng Bachirou: «C’è un solo Dio per tutti - ha detto - perché tutte le persone sono uguali, credenti e non credenti. Io ho fatto un duro lavoro nel corso della vita ma oggi sono qui, a festeggiare e pregare insieme ai miei connazionali, a diffondere i principi del rispetto reciproco e della convivenza pacifica».
All’ora di pranzo alcuni volontari hanno servito dapprima un antipasto dolce, accompagnato dal caffè, poi riso con la carne. Con discrezione, portando i piatti e i bicchieri di plastica alle persone, consentendo loro di rimanere seduti, senza la necessità di cambiare posto. Verso sera Amadou Fall ha tracciato un bilancio della giornata e accennato alla ricerca, ancora senza risultato, della nuova sede per la comunità: «Siamo sempre più numerosi e chiediamo solo di poter vivere e lavorare in pace con tutti. Ho due figli, uno dei quali sta per diventare maggiorenne. Vanno a scuola e fanno sport con i loro coetanei, in un contesto nel quale il colore della pelle e il credo religioso non creano divisioni. Continueremo a cercare una sede di proprietà della Confraternita - ha concluso il tesoriere -, ricordando l’ostilità incontrata in passato aDuino Aurisina - perché in occasioni come queste si rende evidente la necessità di essere autonomi».
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