Trieste Libera perde il primo presidente
«Non sapevo fosse una notizia. Non mi sono reso conto. Ho sempre evitato i personalismi. Ho sottovalutato le mie dimissioni». Alessandro Gombac (Giombi prima del ripristino del cognome originario del 12 settembre 2012) ha lasciato ogni incarico nel Movimento Trieste Libera. «È un normale avvicendamento. Nessuna spaccatura all’interno nel modo più assoluto» ripete. Ma in realtà nessuno ha preso il suo posto ai vertici del movimento. È stato il primo presidente del Mtl (dal novembre 2011 all’aprile 2012), uno dei sei padri fondatori, attualmente vicepresidente e membro nel direttivo. La comunicazione delle dimissioni si è appresa per caso in rete all’interno di una discussione in un blog. A farla trapelare è stato il blogger Cren Insider, molto informato sulle vicende interne del Mtl al pari del collettivo Wu Ming.
C’è movimento nel Movimento, insomma. «Dal 16 ottobre 2013 non faccio più parte del direttivo di Trieste Libera di cui sono stato socio fondatore, presidente e vicepresidente. Ho presentato le mie dimissioni e sono state accettate», fa sapere il 19 ottobre Gombac. Ma di questo non c’è traccia sul sito di Trieste Libera. E neppure uno straccio di comunicato. Gli iscritti l’hanno appreso per caso navigando in rete. «Non vogliamo che nessuno si arrugginisca su determinate posizioni. È nell’ordine delle cose» minimizza Gombac. Ma qualcosa non torna nel suo repentino addio al vertice del movimento che ha contribuito a far nascere. Il motivo delle dimissioni? «Una normale rotazione delle cariche. È la verità. Resto iscritto». La cosa strana è che l’unico a ruotare all’interno del Mtl è Gombac. Nessuno ha preso il suo posto nel direttivo. Il nuovo vicepresidente è Roberto Giurastante, ma solo “ad interim“ come specifica Gombac. Nessun retroscena comunque. Il basso profilo scelto dall’ex vicepresidente potrebbe riguardare alcuni suoi guai giudiziari (un’accusa di truffa informatica), ma anche una presa di distanza dal Mtl dopo l’episodio dell’aggressione in viale XX Settembre («Sono contrario ad ogni forma di violenza. Non ero presente. Mi sembra che ci sia stato un eccesso di legittima difesa»). Nessuno divorzio ufficiale dal Mtl anche se l’ex presidente sta cancellando le sue tracce. È sparito da Facebook («Era diventato una cosa ingestibile, mi richiedeva 12 ore al giorno») e rilascia commenti con il contagocce. Al momento del congedo ha ricostruito il suo percorso politico. «Dal 1976 fino alla nefasta “svolta della Bolognina” sono stato iscritto all’allora Pci e ho svolto attività sindacale dapprima con la Fiom Cgil alla Fincantieri di Trieste, poi, per un paio d’anni, con la Filcams Cgil di Trieste. Ho partecipato costantemente alle assemblee del Movimento 5 Stelle nella fase nascente, fino alle prime elezioni provinciali e comunali dell’estate 2011, alle quali mi ero candidato alla Provincia di Trieste con i Comitati di quartiere di Maurizio Fogar, ottenendo, con tre settimane di campagna elettorale e 200 euro di budget , 1866 preferenze e l’1,6% dei voti».
«Ero stanco di sentirmi dare del nazista, per questo ho citato il mio passato nel Pci e nella Cgil» spiega Gombac. Ora fa il militante di base e basta. «Nessuna delusione. Piena sintonia con Giurastante e Ferluga. Davvero» afferma con una tale insistenza che risulta difficile credergli. «Dopo il boom preferisco non avere ruoli di rilievo». A preoccupare c’è la piega che ha preso il Movimento dopo dopo la manifestazione del 15 settembre. «La situazione si è dilatata a livelli inimmaginabili. Quasi ingestibile» dice Gombac. Il Mtl è fuori controllo. Molto diversa dall’analisi di Paolo G. Parovel. lo strano intellettuale di riferimento, con cui i rapporti sono ormai ai minimi termini: «L’anomalìa apparente del Mtl consiste infatti nel semplice fatto che invece di aver origine da un pensatoio ristretto che fa poi proseliti è un’esplosione di energia popolare che deve organizzarsi in tesi chiare». È proprio così? «Eh no, caro Paolo: nell’estate del 2011 - precisa Gombac - Stefano Ferluga convocò un’assemblea anomala e a questo punto storica, radunando sul Molo IV un gruppo di personaggi border line che potevano essere così stupidi da credere in una Trieste libera. Dopo aver discusso tra noi, seduti sui gradoni in pietra, rimandammo tutto a dopo ferragosto. Da parte mia, dopo aver sondato di persona l’orrore della politica triestina, affermai che “per Trieste non poteva esserci futuro se non fondando un movimento indipendentista con Roberto Giurastante”». È così fu. Roba da quattro amici al bar. «Ci ritrovammo nel settembre successivo: io, Arlon Stok, Stefano Ferluga (ex leghista, ndr), Adriano Ciacchi, Roberto Giurastante e il desaparecido Gaetano Dato. Buttammo giù uno statuto in tre giorni, in un corridoio di via Palestrina» racconta Gombac prima della svolta palindromica. «L’11/11/11 io e Stefano Ferluga - conclude Gombac - sistemammo le ultime formalità burocratiche e il Movimento Trieste Libera era “pronto”. Quindi sei persone, altro che “esplosione di energia popolare”. Sei persone che oltre a essersi esposte economicamente per poter fondare Mtl, per lunghi mesi si sono autotassate per pagare bollette, affitto e stampe e fotocopie. Quattro gatti in un gelido appartamento di via Udine, che per mesi, ai banchetti, hanno assistito alle grasse risate di chi passava loro accanto. Gaetano Dato se ne andò quasi subito, e fu rimpiazzato da Vito Potenza». In pratica un addetto alla manutenzione strade, un rappresentante di telefonia, un imprenditore edile, un idraulico e un disoccupato. I magnifici sei del Mtl tra cui ora il pentito Gombac. Al secolo Giombi. Ex comunista.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo