Trieste “libera” la dispersione delle ceneri

Pressing su governo e Regione per autorizzare l’operazione anche in assenza di disposizioni scritte lasciate dal defunto

Parte da Trieste la campagna per la “liberalizzazione” della dispersione delle ceneri dei defunti. Aris Prodani ha interrogato in tal senso il ministero della Salute e Michele Lobianco ha avuto da parte sua le prime «positive» interlocuzioni con gli uffici della Regione. La richiesta, emersa dal caso di un cittadino triestino che non ha visto rispettata la propria volontà, è di consentire anche in Friuli Venezia Giulia la dispersione pur in assenza di disposizione testamentaria. Un semplice "basta la parola" del coniuge o del parente più prossimo.

L'iniziativa è del deputato del gruppo Misto. In un'interrogazione indirizzata al ministro Lorenzin e firmata da altri due fuoriusciti grillini, il friulano Walter Rizzetto e la bolognese Mara Mucci, Prodani chiede chiarezza, e un conseguente intervento riparatore, sulla disparità di trattamento riservata ai cittadini che manifestino l'intenzione di vedere disperse le proprie ceneri dopo la cremazione.

La legge nazionale 130 del 2001 all'articolo 3 prevede infatti la possibilità di affidarsi ai familiari per l'autorizzazione alla cremazione e per la conservazione delle ceneri. In assenza della volontà espressa dal defunto, la cremazione è autorizzata dal coniuge o dal parente più prossimo e, in caso di concorrenza di più parenti dello stesso grado, «dalla maggioranza assoluta di essi». Detto che è pure possibile indicare la località dove disperdere le ceneri, viene inoltre prevista la possibilità di iscrizione, in vita, ad associazioni cremazioniste.

Il 2001 fu però anche l'anno della modifica costituzionale del Titolo V, riforma che ha tra l'altro riconosciuto alle Regioni la potestà legislativa anche in materia di polizia mortuaria. Di qui l'adozione di normative diverse, territorio per territorio. Così diverse che, denuncia Prodani, «mentre il regolamento del Comune di Venezia, per fare un esempio, consente che la volontà del defunto in merito alla dispersione delle ceneri possa essere espressa anche dal coniuge o dai congiunti diretti, a Trieste, come nel resto del Fvg, ciò non è possibile».

Il motivo? La legge regionale 12/2011, che pure lascia inalterate le disposizioni previste dalla norma nazionale sugli aspetti relativi alla cremazione e all'affidamento delle ceneri, per quanto riguarda la volontà dl dispersione, nonché il luogo e il soggetto incaricato, dispone che debba essere manifestata «mediante disposizione testamentaria o dichiarazione resa dallo stesso al Comune di residenza» o attraverso dichiarazioni depositate in associazioni cremazioniste.

Trieste, osserva ancora Prodani, davanti al caso del cittadino che non aveva rispettato questi paletti, in attuazione al dettato della 12 ha così precluso la possibilità che potessero essere il coniuge o i parenti più prossimi, attraverso una specifica dichiarazione, a esprimere la volontà del defunto di disperdere le ceneri.

Contenuti e citazioni legislative che il deputato ha trasferito pure in una lettera scritta all'assessore comunale Lobianco. «Credo sia opportuno che la Regione consenta ai Comuni regole uniformi a quelle del resto d'Italia - commenta Prodani -. Di qui la richiesta all'assessorato di farsi portatore della questione in modo da agevolare il percorso verso i dovuti correttivi».

Detto, fatto. Lobianco, prima di un passaggio politico, ha sollecitato i suoi uffici, «che si sono messi in contatto con quelli della Regione, al punto che si sono già poste le basi per un prossimo emendamento consiliare che uniformi il dettato legislativo. Emendamento che dovrebbe seguire gli approfondimenti in corso. Mi pare del resto evidente che, se una persona ha espresso in vita la propria volontà sulla dispersione delle ceneri, non ha senso negare a chi ha vissuto con lui di trasmettere quel tipo di intenzione per il solo fatto che il diretto interessato non aveva provveduto a lasciare uno scritto».

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