Trieste Libera divide gli sloveni Mo›nik: la protesta va ascoltata
La presenza di aderenti all’Unione slovena, di componenti della comunità slovena di Trieste e di cittadini giunti pure dalla vicina Slovenia alla manifestazione di domenica scorsa, e poi le bandiere con le scritte Tlt-Sto comparse in vari punti dell’altipiano carsico. Elementi anche questi della mobilitazione a favore del Territorio libero di Trieste guidata dal Movimento Trieste Libera. Aspetti che generano un quesito: cosa pensano gli esponenti politici triestini della comunità slovena (alla quale il sindaco Cosolini si è rivolto l’altra sera nel suo discorso al Ridotto del Verdi: «Questo fenomeno sta entrando» nella comunità slovena, ha detto. E poi: «Gli sloveni devono sapere che questa cosa li riporta indietro di 30-40 anni») riguardo alle istanze del Mtl?
«Al di là delle opinioni sull’idea del Movimento Trieste Libera, questo seguito dimostra l’incapacità della politica di lavorare a favore della città - esordisce il segretario provinciale dell’Unione slovena (Ssk), Peter Mo›nik -. O il problema del Tlt verrà risolto ai massimi livelli, cioè dall’Onu, o resterà aperto: l’Italia non l’ha mai chiuso». Mtl punta anche sul riconoscimento del Porto internazionale di Trieste e al tema dello scalo si aggancia Mo›nik: «Pensiamo a quanti posti di lavoro verrebbero creati se si togliesse l’Iva nel porto franco. È chiaro che quando la gente legge certe cose, poi va a protestare: l’Italia dov’è? Mtl non è come Grillo, qua c’è una proposta che attira le persone, mentre la politica non è in grado di rispondere e sul Porto c’è un vuoto trasversale da quarant’anni a questa parte». Quanto alla posizione dell’Unione slovena rispetto a Trieste Libera, Mo›nik spiega: «Non ci poniamo in contrasto con il movimento, guardiamo con attenzione alle proposte, e politicamente certe affermazioni sono condivisibili. Queste persone vanno ascoltate. Poi, sul tema Tlt, se sia giusto o sbagliato si può discutere: riguardo ai dubbi sulla sovranità italiana infatti non ho ancora letto delle motivazioni giuridiche complete. E dal punto di vista istituzionale, se sia mai nato o no, rilevo che ancora oggi si trovano proprietà intavolate al Demanio del Tlt».
Diversa la posizione di Tamara Blažina, deputato del Pd: «Penso che questo movimento vada preso sul serio, ma anche con le interpretazioni autentiche del passato. È necessario capire infatti che stiamo parlando di qualcosa che è fuori dalla storia. Prima con il Memorandum di Londra, poi con il Trattato di Osimo, ritengo che la questione sia stata definitivamente chiusa. Auspico che in maniera civile si possa far comprendere che il futuro di quest’area non è nel Tlt ma sta nel saper cogliere le opportunità della nostra posizione geografica, lavorando in sinergia con le nazioni confinanti per un futuro di sviluppo e crescita». «Relativamente alla comunità slovena - riprende Blažina -, sottolineo che dopo anni di fatiche siamo riusciti ad ottenere una legge di tutela che sancisce i pieni diritti di tutta la comunità slovena in Italia. Non vorrei che queste polemiche indebolissero in qualche modo la nostra minoranza, ritardando nel contempo il grande processo di integrazione che si sta positivamente sviluppando negli ultimi anni».
La riflessione dell’ex sottosegretario del governo Prodi ed ex senatore Miloš Budin, esponente del Pd: «In tempi di crisi possono avere attrazione anche proposte inattuali come questa, fuori dalla storia. Il Tlt era stata un’invenzione decisa perché non si riusciva a trovare l’accordo sul confine fra Italia e Jugoslavia e su cosa dovesse andare a chi: per portare una soluzione in tempi ragionevoli venne adottata la formula di questo cuscinetto per accompagnare i due Paesi a un accordo, come poi è stato. In periodi di crisi bisogna unire le forze per superarli, senza creare ulteriori divisioni. Mi chiedo - conclude Budin - chi e quali forze o ambienti sostengano questo movimento, ma ancora non mi so dare una risposta».
Igor Gabrovec, consigliere regionale dell’Unione slovena eletto con il Pd, premette: «Mi dovrò prendere del tempo per approfondire a livello legale la questione». «Da un punto di vista approssimativo - riparte Gabrovec -, rivendicare il Tlt mi sembra non sia una cosa attuale, fermo restando che sono valide molte altre ragioni portate avanti dal movimento, a partire dalla valorizzazione del Porto e dai vantaggi di tipo fiscale che potrebbero essere ricercati in quest’area, considerando la concorrenza dei Paesi confinanti e la marginalità geografica rispetto al resto d’Italia, oltre che la crisi economica e soprattutto industriale».
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