Trieste Libera cita come teste Ban Ki-moon
Ban Ki-moon in Foro Ulpiano con il presidente di turno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nulla è impossibile nel Territorio Libero di Trieste. Merito del pubblico ministero Federico Frezza e della sua indagine che ha messo sotto accusa 37 militanti di Trieste Libera per “adunata sediziosa” e partecipazione a una manifestazione “dichiaratamente eversiva”, quella dell’8 dicembre scorso (asseritamente 3mila persone in piazza), quando è stato lanciato l’Ultimatum all’Italia.
A citare come testimoni il segretario dell’Onu e il presidente del Consiglio di sicurezza sarà Roberto Giurastante, presidente del Mtl, tornato in piena forma dopo la malattia estiva che l’ha tenuto lontano da piazza della Borsa per quasi due mesi. L’ultima sua apparizione in pubblico risale ai primi di luglio. Giovedì dovrebbe essere presente alla conferenza stampa annunciata dal Mtl prima dell’arrivo degli avvisi di Frezza.
«Mettere sotto processo decine di cittadini di Trieste, che si battono per il proprio Stato occupato dall’Italia contro le leggi internazionali, per reati di opinione non rimarrà inosservato - annuncia Giurastante nel suo blog -. Partendo dai testimoni eccellenti che dovranno prendere la strada del Tribunale di Trieste. Come imputato dichiaro fin d’ora che citerò quali testi della mia difesa il segretario generale delle Nazioni Unite e il presidente del Consiglio di sicurezza». Ban Ki-moon insomma è avvisato: dovrà inserire nella sua agenda anche Trieste assieme a Gaza, Damasco, Donetsk e Tripoli. «L’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo - chiarisce il presidente del Mtl - stabilisce la libertà di espressione delle opinioni ed espressioni senza interferenze da parte delle pubbliche autorità. Ed è altrettanto evidente che i cittadini nell’esercizio di un loro diritto non possono essere imputati di un reato». Perciò Giurastante parla di «repressione dell’Autorità giudiziaria contro i cittadini di Trieste»: «Il problema è che la manifestazione per la quale procede il pm Frezza si è svolta l’8 dicembre del 2013 con regolare autorizzazione della Questura. Vi avevano partecipato circa 3.000 persone sfilate per le rive e confluite poi nel Porto Franco Nord dove si era svolto un comizio nel corso del quale erano stati letti i punti dell’ultimatum, ovvero delle richieste che Mtl presentava alle autorità italiane a partire dal governo, per il rispetto dell’allegato VIII del Trattato di Pace».
Anche dal Territorio Libero³ altre dure critiche all’azione giudiziaria: «Siamo alle solite. Come un disco rotto si cerca di intimidire e terrorizzare il popolo del Territorio Libero di Trieste per impedirgli di prendere coscienza dei suoi diritti e, ancor peggio, di negargli la sua dignità soffocandolo nel silenzio. Il sistema Giudiziario rivela la sua vera faccia. Obiettivo? Impedire ai cittadini di manifestare i propri diritti il 14 settembre agendo una pressione mediatica fondata sul terrore e sulla paura. I fatti contestati ai 37 cittadini del Territorio, non riguardano alcun fatto o comportamento con autonoma rilevanza penale e nemmeno alcun pericolo per l’ordine pubblico», si leggein una nota: «Non hanno di fatto commesso alcun reato. Viene contestato loro un presunto reato d’opinione, desunto da varie fonti e per le quali si propone addirittura il carcere in patteggiamento. Queste azioni da parte della magistratura italiana sono estremamente gravi, e si inquadrano in azioni fortemente antidemocratiche e anticostituzionali».(fa.do.)
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