Trieste Libera blocca l’accesso al Porto Vecchio
Nella tarda mattinata di ieri un gruppo di attivisti del Movimento Trieste Libera ha bloccato la bretella che conduce in Porto Vecchio fino al Magazzino 26. Nastri bianchi e rossi legati da una parte all'altra a ostruire gli accessi di largo Santos e viale Miramare. Vietato entrare, divieto non valido per i soli aderenti al Mtl che poi parcheggiavano all'interno del Porto Vecchio per presenziare all'iniziativa: solo loro venivano fatti passare.
L’iniziativa è stata organizzata in concomitanza con la scadenza dell’«ultimatum» lanciato dal movimento indipendentista lo scorso 8 dicembre, perché l'Italia si uniformi al Trattato di Pace del 1947. Nel pomeriggio il presidio era composto da circa 200 persone. Due gruppi a controllare i varchi, altri militanti nel gazebo allestito all'interno del porto, qualcuno sotto a quello montato accanto al Magazzino 26. Le donne del movimento indossavano pettorine rosse e sul viso si erano impresse con un pastello bianco l'alabarda. Alcuni automobilisti scorrendo lungo viale Miramare e incrociando le bandiere del Mtl suonavano il clacson in segno di solidarietà, altri hanno rivolto proteste alle forze dell'ordine che vigilavano sulla situazione su Largo Santos. «Ma come è possibile che io non possa entrare in Porto? Ma scherziamo!", ha tuonato un dipendente dell'Autorità portuale.
«Del blocco ai varchi di accesso al Porto Vecchio - spiega Roberto Giurastante, presidente del Movimento Trieste Libera - abbiamo avvisato con anticipo il Consiglio dei Ministri e le Nazioni Unite. Da anni attendiamo risposte e riceviamo negazioni o atteggiamenti arroganti come quello riservatoci la scorsa settimana dal Tribunale. Negano i nostri diritti, per l'Italia non contiamo nulla: da oggi il nostro interlocutore sarà solo l'Onu».
E da oggi il movimento lancia un ulteriore ultimatum, questa volta indirizzato proprio all'Onu, con scadenza fissata per il prossimo 15 settembre. «Nelle prossime ore invieremo alle Nazioni Unite e ai media internazionali - spiega Giurastante - la nomina di un garante per i diritti dei cittadini del Territorio Libero. Dopo la scadenza dell'ultimatum, se non otterremo garanzie, andremo avanti autodeterminadoci, creando a tutti gli effetti lo Stato del Territorio Libero di Trieste».
Campo di battaglia stavolta si annuncia il Porto Vecchio, il Punto franco nord «dove è avvenuta - sostiene il Mtl - la violazione più clamorosa dei nostri diritti». E già per la tarda serata di ieri, intorno allo scattare della mezzanotte quale termine per l’ultimatum, erano preannunciate iniziative eclatanti. Ma già intorno alle 22 il numero dei manifestanti era sceso attorno alla quarantina. Ieri, Giorno del Ricordo, le bandiere rosse sventolavano a due passi dal Magazzino 18, dolorosa testimonianza dell'Esodo, e ieri sede di un Consiglio provinciale straordinario. Nel pomeriggio agenti della Questura hanno monitorato la situazione, sono stati anche realizzati dei video relativi a quanto stava accadendo. In serata alcuni dei manifestanti - quelli che stavano lasciando i varchi del Porto Vecchio - sono anche stati identificati dalla polizia.
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