Trieste, lezioni contro l’omofobia: al Petrarca genitori in rivolta
TRIESTE Era già accaduto alcuni mesi fa nelle scuole di Torre e Cordenons e ora succede anche al liceo Petrarca: i contenuti di un progetto per contrastare il bullismo omofobico suscitano le perplessità di alcuni genitori, che lamentano che per questo tipo di attività dovrebbe essere richiesto il consenso informato delle famiglie per gli studenti minorenni. Materia del contendere sono al solito i temi legati alla sfera dell’identità sessuale dell’individuo che, sostengono i 17 genitori firmatari di una lettera indirizzata alla preside, nel progetto intitolato “A scuola per conoscerci meglio”, rischierebbero di venire spiegati «con una visione frammentata che richiama un’accezione particolare se non ideologica della naturale identità sessuale e relazionale».
Ma la dirigente scolastica del Petrarca, Cesira Militello, difende con determinazione il progetto - che è già partito e coinvolgerà in quest’anno scolastico una ventina di classi del Petrarca - e il modo di procedere della scuola: il consenso informato, dice, non è necessario nel caso di attività svolte in orario curricolare, come il progetto in questione, che comunque prima di venire proposto è stato analizzato e approvato in tutte le sedi competenti. Se ci dovessero essere genitori che motivatamente non vogliono far partecipare i propri figli, la dirigente conferma di essere disponibile a concedere loro l’esonero, come già accaduto per quattro studenti della scuola.
I contenuti del progetto “A scuola per conoscerci meglio” prevede, si legge nella relativa circolare, due incontri di due ore ciascuno, che si svolgeranno in orario curricolare. Nel primo, in presenza di uno psicologo formatore, verranno proposte attività di riflessione e discussione, informazioni di base sui contenuti, la visione di un breve filmato realizzato in una scuola di Milano o di alcuni spot e cortometraggi realizzati in diversi paesi europei per combattere l’omofobia. Nel secondo è prevista la presenza dello psicologo formatore e di un/una volontario/a di Arcigay Arcilesbica. Le attività proposte andranno dalla ripresa dei temi trattati nell’incontro precedente allo sviluppo di ulteriori riflessioni, dalle attività a piccoli gruppi su alcune simulazioni al dialogo con i volontari.
Le finalità del progetto sono la diffusione di valori e pratiche educative per prevenire e contrastare il pregiudizio sociale verso le persone omosessuali; la promozione di azioni di contrasto ad atteggiamenti di bullismo omofobico; l’approfondimento della relazione tra linguaggio e pregiudizio verso i gruppi svantaggiati; lo stimolo a utilizzare un linguaggio inclusivo e rispettoso.
Si legge inoltre: «Le attività e i contenuti riguarderanno i temi dello stereotipo e del pregiudizio, il fenomeno del bullismo, un’introduzione generale al tema dell’omofobia, lo stereotipo e il pregiudizio nei confronti delle persone omosessuali, le componenti dell’identità sessuale (sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale), l’omofobia come motore di azioni di bullismo».
Le perplessità dei genitori I genitori firmatari della lettera lamentano di non aver avuto alcun ruolo nella fase di adesione al progetto, mentre nei consigli di classe, sostengono, era stato specificato che per la partecipazione dei ragazzi a questo progetto sarebbe stata richiesta l’adesione alle famiglie. «Vorremmo sapere come verrà trattato il tema dell’identità sessuale, quali filmati verranno proposti, quali simulazioni», spiega la prima firmataria della lettera, Raffaella Calossi, che si richiama al primato educativo della famiglia per i temi inerenti la sfera affettiva e dell’identità sessuale.
La replica della preside Ma per la preside, che proprio ieri ha risposto alla lettera in questione, il progetto “A scuola per conoscerci” ha seguito l’intero iter necessario per l’approvazione. È stato analizzato da una commissione ad hoc, che comprendeva sia un rappresentante degli studenti sia uno dei genitori, ed è stato inserito nel Piano dell’offerta formativa dopo l’approvazione del Collegio dei docenti e quella, all’unanimità, del Consiglio d’istituto. Il consenso informato per un’attività che si svolge in orario curricolare, dice Militello rifacendosi a una nota emessa dal Miur e ad un’altra dell’Usr, non è previsto se non per attività in cui sia necessaria l’uscita dall’istituto. La preside ricorda comunque che si tratta di un progetto per la prevenzione del bullismo omofobico già proposto in altre scuole, elaborato sulla base di una ricerca svolta dall’Università di Trieste e promosso e finanziato a livello regionale.
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