Trieste, l’erba dello stadio Rocco come un anno fa: campo ingiocabile e pericoloso
La rizollatura fatta nel mese di luglio non ha funzionato e i giocatori rischiano infortuni gravi
Un anno fa era cominciato l’esodo dei tifosi triestini a Fontanafredda. Mai più deve succedere un fatto simile, dicevano tutti.
E infatti è molto probabile che non succederà più ma non perché il manto erboso sia molto meno malconcio di quello di un anno fa. Anzi, nel famoso derby con il Padova del dicembre scorso, dopo settimane di riposo e di manutenzione straordinaria del Comune, la situazione era migliore rispetto alle zolle che si sono sollevate nella partita con l’Albinoleffe. E non che nelle partite precedenti non fossero emersi tutti i difetti del rifacimento di luglio. Il terreno del Rocco al momento è al limite della praticabilità sia sul piano tecnico che su quello della sicurezza degli atleti. Sull’immagine offerta a livello nazionale e oltre è meglio sorvolare. Le zolle si staccano in ogni parte del campo (ad agosto solo nella zona sottostante la tribuna) costringendo i giocatori della Triestina e gli avversari a equilibrismi e inciampi. Si è fatto male Vallocchia, hanno rischiato grosso Braima e sul fronte avversario Mustacchio.
Per rimettere a nuovo il disastro causato dal concerto de Maneskin la Regione ha stanziato e speso 1,3 milioni di euro affidati al Comitato Fvg Figc Lega Nazionale dilettanti. Il risultato è stato perfetto. Fondo completamente rifatto e drenante (con la supervisione anche della Triestina), prato che nelle tre partite di fine stagione (Novara, Giana, Benevento) era un biliardo. Poi i concerti di giugno, quindi la rizollatura a luglio affidata alla stessa azienda di livello internazionale (la Powergrass) che si era aggiudicata la gara per la realizzazione di tutto il restyling. Ma qualcosa non ha funzionato. Il Comune, che era stato legittimamente fustigato dall’opinione pubblica, stavolta non c’entra o solo marginalmente. Lo stadio è suo e si occupa della sua manutenzione ma non ha predisposto, nè affidato a terzi, la posa del manto. E c’è un’immagine della città da difendere. La Triestina è direttamente interessata per ovvi motivi e ha già provveduto ad affidare a un’azienda specializzata, a sue spese, una serie di test sull’erba. La supervisione di tutte le operazioni è affidata all’agronomo Castelli di fama nazionale e plurimandatario (è consulente anche del Comune). Il tecnico aveva assicurato che, dopo il caldo agostano, a fine settembre l’erba avrebbe attecchito. Non è così anzi, la situazione peggiora. Ma al di là delle responsabilità che andranno accertate c’è da capire quali soluzioni possano essere adottate e chi le può o le deve pagare. Non si emigra perché la situazione della Triestina è molto diversa dallo scorso anno (squadra inguaiata, entusiasmo scemato) e nessuno sembra averne convenienza. Ma senza interventi (nuova rizollatura) il manto erboso è destinato a deteriorarsi ancora e prima o poi qualche società avversaria potrebbe inoltrare un esposto alla Lega come aveva fatto il Trento un anno fa.
Un fatto tuttavia è certa: a rimetterci sono sempre i tifosi che, oltre a vedere la loro squadra arrancare, devono assistere a un altro scempio del loro stadio. Nonostante siano stati spesi centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici.
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