Trieste, l’epidemia di auto “dimenticate”
TRIESTE Sono riconoscibili dalla sporcizia che accumulano su cofano e parabrezza, dalla vernice sbiadita e dai vetri rotti. O dai pezzi mancanti, come avviene per i motorini. Se ne vedono tanti in giro. Troppi. È da qualche anno che il Comune ha ingaggiato una vera e propria battaglia contro chi abbandona auto e scooter.
Lasciati in strada, a marcire, fintanto qualcuno se ne occupa. Nell’ultimo triennio la Polizia municipale ha rinvenuto ben 259 mezzi, la maggior parte ciclomotori. Intervenire non è semplice e ha dei costi che finiscono tutti sul groppone dei contribuenti. Per il 2016 è già prevista una spesa di 10mila euro per l’iter di rimozione e rottamazione.
Un’attività che sta comunque portando a qualche risultato: nel 2013 il Comune è riuscito a smaltire un centinaio di veicoli, nel 2014 novanta e nel 2015 una settantina. Le procedure sono più rapide da quando le norme nazionali hanno dato carta bianca; si tratta di applicare le leggi in materia di abbandono dei rifiuti, in particolare il decreto legislativo 209 del 2009 e i provvedimenti ministeriali in tema di raccolta.
I mezzi vengono lasciati in strada per diverse ragioni, a iniziare da quello più ovvio: il proprietario passa a miglior vita e i familiari non si curano dell’automobile o dello scooter ereditato. Questa, a sentire gli uffici della municipale, è la casistica più diffusa: gli agenti, dopo aver appurato il decesso sulla base di targhe, telai e anagrafe, non devono far altro che autorizzare il trasporto nel deposito della ditta convenzionata che procederà con la demolizione. In caso di furto, invece, è necessario incrociare i dati delle denunce.
I vigili si muovono su precise segnalazioni dei cittadini, stanchi di vedere davanti a casa i rottami, o con verifiche di proprio pugno. Se poi il proprietario esiste ancora e viene rintracciato, son dolori: scattano verbale, notifica e una sanzione amministrativa dai mille ai cinque mila euro.
Il titolare del mezzo, infatti, deve rispondere di “abbandono al di fuori dei centri di raccolta”. In sostanza ha fatto della pubblica via la sua discarica personale. Un concetto simile a chi “dimentica” computer, mobili e quant’altro in giro. L’iter segue una tempistica che può protrarsi anche per svariati mesi, a seconda della difficoltà nella ricerca del proprietario.
«In questi anni abbiamo portato avanti un lavoro importante di asporto e pulizia», spiega Paolo Jerman, il dirigente del servizio amministrativo della Polizia locale. «Il decreto ha trovato esecuzione una decina di anni fa e ora si vedono i frutti. I primi anni - aggiunge - abbiamo avuto numeri molto più importanti perché il fenomeno era molto diffuso. Adesso che le procedure sono ormai standardizzate è possibile agire in tempi relativamente brevi e di ridurre l’impatto sul territorio. Anche se, va detto, l’attività di ricerca, l’iter procedurale e tutti gli adempimenti burocratici non sono di certo semplici». I mezzi che vengono trovati nelle vie private, invece, devono essere segnalati direttamente dall’amministratore dello stabile o dall’ente proprietario dell’immobile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo