Trieste, le tasse sulla casa salite del 60% in dieci anni

Nel 2006 i triestini pagavano 47 milioni di euro mentre oggi ne versano 76
Tetti triestini visti da via Ciamician
Tetti triestini visti da via Ciamician

TRIESTE Ici-Imu-Tasi. È la danza di sigle che ha comportato per i cittadini di Trieste un aumento delle imposte sugli immobili di circa trenta milioni in un decennio. Dai 47 milioni del 2006 si è arrivati ai 76 di oggi con un salto di quasi il 60%.

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Un incremento non graduale, proceduto a balzi, fra abolizioni e reintroduzioni dei prelievi sulla prima casa, ma che è andato a finanziare soprattutto le casse dello Stato: dal 2008 a oggi le entrate del Comune stazionano inamovibili intorno ai 180-185 milioni di euro.

L’assessore comunale al Bilancio Matteo Montesano sa di trattare un argomento spinoso: «Il più delle volte sono i Comuni a pagare lo scotto mediatico delle politiche fiscali nazionali nazionali ma, dopo un forte aumento nel 2007, le entrate dell’ente triestino si sono attestate sempre sullo stesso livello».

Ma come sono cambiate le cose in questi dieci anni? Il dato delle imposte sugli immobili è il più macroscopico, ma da solo non basta a inquadrare il fenomeno della pressione fiscale. Il primo, consistente aumento dei prelievi è quello cui accenna Montesano, nel 2007, quando l’addizionale comunale Irpef viene alzata a 0,8 e si inasprisce anche la Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani: le entrate della prima passano dai 5 milioni 270mila euro del 2006 ai 21 milioni 800mila euro del 2007. Anche la Tarsu schizza in alto: da 24 milioni a 30 nel 2007.

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Nel 2008 subentra un nuovo fattore: l’abolizione dell’Ici sulla prima casa decisa da un giubilante Silvio Berlusconi. Le entrate comunali crollano da 44 a 25 milioni e mezzo. Per i cittadini c’è un sollievo oggettivo, ma lo Stato e la Regione devono correre in soccorso delle casse comunali: dal primo arrivano quasi 18 milioni di rimborso, mentre i trasferimenti generici della seconda passano dai 62 milioni e 800mila euro del 2007 a 71 milioni e 251mila euro.

Per qualche anno la situazione si stabilizza fino a quando, nel 2012, il Paese cambia con l’arrivo del governo Monti. L’austero professore reintroduce la tassa sulla prima casa: è l’odiatissima Imu che a Trieste raccoglie circa 57 milioni (il totale Ici dell’anno precedente era di 26 milioni).

Ovviamente, all’arrivo dell’Imu, si accompagna la soppressione immediata dei rimborsi da parte dello Stato che inizia da subito a rastrellare soldi: nel 2012 pretende 3 milioni 257mila euro, ma la cifra sale in modo vertiginoso negli anni successivi.

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Il 2013 è un gran caos. L’Imu sulla prima casa viene annullata, sicché lo Stato ricomincia a versare 18 milioni al Comune. Peccato che ne chieda indietro altrettanti. Nel frattempo i trasferimenti da parte della Regione toccano il minimo storico di 56 milioni. Questo è l’anno in cui si verifica anche l’aumento delle tasse sui rifiuti: scompare la Tarsu, che fra tassa ed addizionale fruttava circa 34 milioni, e arriva la Tares che ne vale circa 37. Un aumento del 10% provocato dall’introduzione a Trieste della differenziata e dall’aumento di costi dell’appalto che ne è conseguito.

«Si è trattato di un aumento effettivo ma comunque minore rispetto al 20% del 2007 - commenta Montesano -. D’altra parte è cambiato il servizio e l’incremento dei costi era inevitabile: il problema è che, mutando i criteri della tassa, alcuni hanno sentito un peso molto più forte mentre altri hanno avuto addirittura un alleggerimento».

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Nel 2014 l’ultima grande novità. L’ennesima reintroduzione dell’imposta sulla prima casa e la nascita della Tasi (Tributo per i servizi indivisibili). Questa sfiora da subito i 27 milioni. Lo Stato nel frattempo aumenta a quasi 34 milioni la richiesta di rimborsi mantenendo a 18 i trasferimenti al Comune. Nel 2015 saliranno ancora superando quota 37.

Nel complesso, commenta l’assessore, le entrate a finanziamento del Comune restano più o meno stabili: «Dopo il 2007 sono salite da 170 a 181 milioni da allora stazionano attorno a quella cifra, con un picco di 186 nel 2014, mentre quest’anno siamo a 183. In tutto questo tempo è un fatto che la pressione sui cittadini sia aumentata ma all’ente locale, fra rimborsi allo Stato e diminuzione dei trasferimenti regionale, resta in tasca più o meno sempre la stessa cifra».

Cosa succederà se, come anticipato, un altrettanto giubilante Matteo Renzi abolirà nuovamente l’imposta sulla prima casa? «Si riattiveranno i soliti meccanismi - dice Montesano -. L’importante è che ai Comuni vengano date delle certezze, ponendo fine al saliscendi».

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