Trieste, le mille vite del “ranch” abusivo che insidia il tram
Inutili i tanti decreti di demolizione. La baracca di via Commerciale vicina ai binari del tram resta in piedi
TRIESTE Da anni “dribbla” le minacce di abbattimento e assiste indenne al cambio di amministrazioni comunali che, puntualmente, ne annunciano la demolizione salvo poi non metterla in pratica. Il “ranch” di via Commerciale, vale a dire la baracca con annesso orto sgangherato vicina ai binari del tram di Opicina, nonostante proclami e annunci resta ben saldo al suo posto.
Una situazione di completo degrado a poca distanza dal centro città, che attira gruppetti di sbandati e senza tetto. I vicini non amano parlare di quella struttura, abitata stabilmente fino a qualche anno fa. Qualcuno si trincera dietro a un secco no comment, altri non desiderano che il loro nome appaia sul giornale. «Si tratta di una vecchissima pratica di abusivismo edilizio - spiega Luisa Polli, assessore comunale all’Urbanistica - , risalente già al 1990 e proprio il 28 settembre dello stesso anno venne emessa un’ ordinanza di demolizione per la baracca e le due tettoie limitrofe, che però è rimasta inottemperata, e a cui ha fatto seguito l’anno dopo l’avvio dell’iter per l’acquisizione del manufatto abusivo e l’abbattimento. Nel 1995 però il proprietario, che occupava la baracca assieme a due sorelle, ha presentato istanza di condono, complicando quindi la vicenda che, tra tira e molla, è sfociata 13 anni più tardi nell’emissione di un’altra ordinanza di demolizione».
Nemmeno quell’ultimatum, però venne rispettato. Da allora si è assistito a richieste di clemenza al sindaco da parte del vecchio proprietario, un anziano malato, annunci di linea dura da parte del Municipio, sopralluoghi della Polizia locale che accertano lo stato di degrado del ranch e ne sollecitano l’abbattimento. Nel 2013 le condizioni di salute del possessore peggiorano e viene nominato un amministratore di sostegno. Nel 2013, deceduto il proprietario senza lasciare eredi, la pratica passa al Servizio Lavori pubblici per la demolizione d'ufficio.
Tutto risolto quindi? Neanche per sogno. Le operazioni di demolizione, avviate nel 2014, vengono infatti sospese subito dopo a causa del rinvenimento di materiale contenente probabilmente amianto. Attualmente il ranch resiste ancora al suo posto, spesso utilizzato come bivacco occasionale, e l’appalto per la sua demolizione non è ancora in programma.
«L'area Lavori Pubblici – conclude l’assessore - ha inserito una posta a bilancio, e dopo l'approvazione, sarà bandita la gara per l’individuazione della ditta che provvederà alla sua demolizione. Sicuramente il lungo iter è stato causato dal sovrapporsi di normative statali e regionali in materia di condono edilizio e nel caso specifico anche da inottemperanza degli eredi».
Secondo alcuni, la presenza del “ranch” risale già alla prima metà degli anni Settanta ed originariamente era abitato da tre persone, un fratello e due sorelle: una, pare, morta nel 1994, e l’altra trasferita in anni successivi in una struttura per anziani. Il proprietario del terreno e autore del “ranch” venne invece trovato senza vita da alcuni parenti il lunedì di Pasqua del 2013.
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