Trieste, le due personalità dell’infermiere guardone
Ci sono due Mauro Cosolo, uno normale, o meglio integerrimo e affidabile infermiere del Burlo, l’altro con una personalità deviata. E dunque malato. Da qui la richiesta di assoluzione per tutti i capi di imputazione contestati.
Per Marta Silano e Raffaele Leo, i difensori dell’uomo di 60 anni accusato di atti sessuali con minorenni e di detenzione di materiale pedopornografico (filmava le loro parti intime con una penna telecamera mentre si trovavano nella sala gessi dell’ospedale infantile di via dell’Istria), il nodo cruciale per comprendere la vicenda, sta tutto nello sdoppiamento della personalità di Cosolo. Lo hanno detto e ripetuto ieri mattina davanti al gup Luigi Dainotti, dopo aver depositato una approfondita memoria, in una non semplice requisitoria citando le perizie dei propri consulenti Simone Rolfo e Raffaella Brumat. I difensori hanno cercato di evidenziare quelle che sono state definite le carenze della consulenza del perito nominato dal gup, lo psichiatra Bruno Norcio. Il quale nella sua relazione aveva ammesso che «ci si trova di fronte a un imputato che nega in modo categorico di aver commesso gran parte dei reati» ma nello stesso tempo aveva definito Cosolo sano di mente al momento dei fatti: che non solo era capace di intendere e di volere, quindi di capire la gravità delle azioni commesse, ma anche era in grado di partecipare coscientemente al processo che lo vede imputato.
Due tesi contrapposte sulle quali di fatto il gup Dainotti dovrà decidere per definire la sentenza prevista per il prossimo 29 giugno. Da una parte un reato gravissimo e non certo contestabile. Dall’altra parte un insospettabile infermiere, padre e nonno, che dopo i fatti non ha più - così hanno sostenuto i difensori - ricordato nulla. Nè quello che aveva fatto e nemmeno, semmai vi fosse stato, un perché.
Il pm Pietro Montrone al termine della sua requisitoria aveva chiesto una condanna esemplare: otto anni e otto mesi di reclusione ritenendolo assolutamente - e in maniera consapevole - responsabile delle azioni nei confronti di almeno 17 ragazzine, anche di 3-4 anni, finite nella sala gessi.
E intanto è stata confermata nella cifra di 500mila euro l’entità della richiesta di risarcimento presentata dagli avvocati di parte civile Elisabetta Burla, William Crivellari, Alessandro Cuccagna, Gianluca Brizzi, Antonio Santoro, Gabriella Frezza, Alessandro Calienno e Guido Fabbretti. Compresi centomila euro che il Burlo ha a sua volta chiesto al dipendente. Alcuni avvocati di parte civile, vista l’entità della somma in palio e il timore che Cosolo non paghi quanto disposto dal giudice in caso di una condanna, hanno chiesto e ottenuto già nelle scorse settimane il sequestro conservativo di un appartamento di proprietà dello stesso infermiere in via Crispi. In ogni caso, sempre nell’eventualità di una condanna, a garantire il risarcimento eventuale ad alcune vittime che hanno chiesto il gratuito patrocinio sarà lo Stato che difficilmente riuscirà a rivalersi sull’infermiere.
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