Trieste, l'Azienda sanitaria: «Fuori i profughi dal Silos»

Sopralluogo dell’Ass: «Condizioni non dignitose, bisogna sgomberare». Ipotesi capannone in via Rio Primario
La situazione dei profughi al Silos (foto di Andrea Lasorte)
La situazione dei profughi al Silos (foto di Andrea Lasorte)

TRIESTE. Intollerabile. Privo di qualsiasi requisito minimamente accettabile per la dignità e la salute della persona. Al Silos è emergenza sanitaria. L’ispezione dei tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Trieste, organizzato ieri pomeriggio assieme al Comune e ai volontari dell’Ics, si è chiusa con una presa di posizione tanto drastica quanto prevedibile: la richiesta di sgombero dell’intera area dai 180 afghani e pakistani che da oltre un mese dimorano all’interno della costruzione a fianco della Stazione ferroviaria e a un passo dal centro.

Davanti a decine di richiedenti asilo, che vivono in capanne di cartoni e stracci tra cumuli di spazzatura ed escrementi, non poteva essere che questa la decisione. «Le condizioni non sono idonee per consentire la presenza di persone – rileva il direttore del Dipartimento Valentino Patussi al termine del sopralluogo – e non permettono alcun intervento. Dire che questa è un’emergenza è addirittura limitato: siamo al di fuori di qualsiasi idea di dignità. Proporremo al sindaco l’evacuazione, in modo da trovare un’area adatta».

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Foto BRUNI -28.08.15 Silos:il ricovero per profughi

Ieri mattina Prefettura, Azienda sanitaria e Comune hanno sondato altre strutture dove accogliere i migranti: tra le ipotesi spunta un capannone industriale in via Rio Primario, nella zona di Valmaura, nei pressi della Risiera.

L’edificio, da quanto si è saputo, sarebbe già provvisto di servizi igienici e acqua. Lì potrebbe trovare spazio buona parte degli immigrati che in questo mese hanno trovato riparo al Silos. Un’altra possibilità è data da un immobile di Prosecco, ma le indicazioni per ora sono molto vaghe. L’assessore comunale al Welfare Laura Famulari, presente ieri al sopralluogo, è cauta e non conferma. «Non mettiamoci a fare il toto-capannoni. Stiamo cercando un posto adatto, nel giro di qualche giorno lo troveremo. Forse è solo questione di ore».

L’Ics nel frattempo intende organizzare altri interventi di pulizia, con l’aiuto degli stessi profughi. La quantità di immondizia da portar via dal Silos potrebbe rendere necessario l’impiego di un automezzo che, con ogni probabilità, sarà usato per rimuovere il cumulo nauseabondo dato alle fiamme nei giorni scorsi da un gruppo di afghani e pakistani. Per evitare il contatto con i resti del materiale bruciato, gli operatori si serviranno di guanti e tute bianche.

Lo scenario che si è presentato agli occhi dei tecnici, ieri pomeriggio, era lo stesso di ogni giorno: capanne di cartone, sporcizia di ogni tipo, calcinacci che si sfaldano dal soffitto, profughi che accendono piccoli fuochi per prepararsi un tè o da mangiare su pentole e griglie sporche e annerite, come è stato possibile constatare. «È una realtà che non si può nemmeno commentare», mormorava uno dei tecnici dell’Azienda sanitaria osservando i giacigli di fortuna preparati sul fango.

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Foto BRUNI -28.08.15 Silos:il ricovero per profughi

Durante il giorno i rifugiati trascorrono il tempo come possono, giocando a pallone e riposando. Nella zona c’è comunque un continuo via vai, soprattutto nelle ore dei pasti alla Caritas in via dell’Istria. Molti prendono l’autobus e, come ovvio, vengono sorpresi senza biglietto. Per lavarsi si servono continuamente della toilette della Stazione ferroviaria.

«Quello che possiamo fare in attesa di una collocazione – riprende l’assessore Famulari – è occuparci della pulizia del sito. Questa situazione si è intensificata nelle ultime settimane, ma credo che qui al Silos verrà sempre qualcuno». Il presidente dell’Ics Gianfranco Schiavone ribadisce: «Gli arrivi aumenteranno, non si può risolvere la situazione tenendo queste persone a Trieste. Il sistema di trasferimenti nelle altre regioni deve riprendere».

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