Trieste, l’Authority padrona del porto franco

Sottoscritto dal ministro Padoan il decreto annunciato a Trieste da Del Rio. Alla torre del Lloyd la gestione integrale e la definizione di piani e strategie

TRIESTE Habemus decreto del porto franco. Il testo annunciato a fine giugno nel palazzo della Regione in piazza Unità ha concluso il suo iter amministrativo ed è uscito dal labirinto burocratico romano: è stato firmato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e approderà in breve sulla Gazzetta ufficiale.

A una prima lettura, il decreto sembra rispondere adeguatamente all’annuncio fatto dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, dalla presidente Fvg Debora Serracchiani e dal presidente dell’Autorità portuale di sistema dell’Alto Adriatico Zeno D’Agostino: l’amministrazione del porto franco viene affidata interamente all’Autorità, che potrà autorizzare «la produzione di beni e servizi, anche a carattere industriale».

Commenta Serracchiani: «Il presente e il futuro dello scalo portuale di Trieste passano per la sua unicità, che oggi è definitivamente confermata».

La presidente sottolinea come si tratti di un passaggio fondamentale per tutta la regione, e aggiunge: «Il Porto di Trieste è veramente libero di rinascere a nuova vita» e il decreto «concretizza la possibilità di assistere all’insediamento di nuove aziende della manifattura industriale, della trasformazione delle merci e della logistica, le quali potranno godere dei vantaggi di un sistema doganale unico in Europa che consente la lavorazione dei prodotti nelle aree extra doganali».

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio con la Governatrice del Fvg Debora Serracchiani e il presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, a margine della firma del decreto attuativo per il punto franco internazionale di Trieste, 27 giugno 2017. ANSA/GIOVANNI MONTENERO/UFFICIO STAMPA REGIONE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio con la Governatrice del Fvg Debora Serracchiani e il presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, a margine della firma del decreto attuativo per il punto franco internazionale di Trieste, 27 giugno 2017. ANSA/GIOVANNI MONTENERO/UFFICIO STAMPA REGIONE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Serracchiani rimarca inoltre che l’opportunità «è fondamentale per rafforzare il ruolo del capoluogo del Fvg quale porta d’Oriente e snodo della nuova Via della seta che collega l’Estremo oriente con i mercati europei». In quest’ottica, secondo la presidente, è strategico che la Regione «continui lo sviluppo della rete di collegamento intermodale avviato in questi ultimi anni».

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Il presidente D’Agostino è altrettanto soddisfatto: «Vengono accentrati diversi poteri che consentiranno di costruire su misura il porto del futuro». Una caratteristica che rende Trieste appetibile per investitori e operatori logistici: «Il dinamismo operativo che il decreto ci consente si può trovare soltanto qui - dice D’Agostino -. Da quando c’è stata la notizia si sono palesati molti tanti potenziali investitori».

Nei giorni scorsi Serracchiani ha rivelato che alla porta dell’Autorità non hanno bussato soltanto i cinesi, ma anche russi e americani: «E potremmo aggiungere austriaci, ucraini, iraniani - dice D’Agostino -. Sono molti i soggetti interessati ai punti franchi».

Ora tra gli operatori portuali tanti si chiedono quali saranno gli effetti del decreto nella pratica. Poiché un conto è il testo così com’è scritto, ma l’espressione del suo potenziale può riservare sorprese o delusioni. Gli addetti ai lavori si interrogano sull’effetto che il testo avrà sui controlli doganali.

«Da un lato le Dogane non avranno più l’intervento di tipo economico - dice il presidente dell’Ap - e quindi non potranno più effettuare le riscossioni. Dall’altro resta valida la funzione di conoscenza e controllo di quello che accade all’interno del porto».

Quanto al testo, dice nero su bianco che «il porto franco di Trieste è amministrato dall’Autorità di sistema portuale». Ciò comporta la gestione delle aree di demanio marittimo, ma anche di tutte quelle legate funzionalmente e logisticamente alle attività portuali: è la nuova ottica delle Autorità di sistema.

L’Ap triestina può autorizzare e limitare «la manipolazione delle merci», ma anche «la produzione di beni e servizi, anche a carattere industriale». È un passaggio fondamentale per le rivendicazioni fatte in queste settimane. Anche in questo caso, è richiesta l’intesa con l’Agenzia delle dogane.

Il testo prosegue elencando tutti gli aspetti della vita portuale ricondotti all’Ap, inclusa la promozione e la formazione professionale. Molto spazio è dedicato al traffico su rotaia: «Al fine di promuovere lo sviluppo dei servizi ferroviari nel porto franco, tenuto conto del principio di libertà di transito, il presidente garantisce la libertà di accesso a tutti i vettori ferroviari.

A tal fine potrà avvalersi dell’utilizzo di società strumentali, anche attraverso l’assunzione di partecipazioni societarie, ai sensi della disciplina vigente, finalizzate alla promozione di collegamenti logistici e intermodali funzionali allo sviluppo del sistema portuale».

La parte successiva del testo stabilisce la pianificazione strategica del porto franco, condotta dall’Ap attraverso l’elaborazione di piani appositi. Il decreto attribuisce poi alla stessa Autorità portuale le autorizzazioni relative al transito degli automezzi e stabilisce che non ci saranno nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Ora non resta che attendere gli effetti nella pratica.
 

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