Trieste, laurea obbligatoria per gli educatori: in centinaia rischiano il posto
TRIESTE La nuova legge sugli educatori, varata nel dicembre scorso, rischia di sbarrare la strada a centinaia di lavoratori precari dei nidi d'infanzia e dei ricreatori comunali di Trieste: rende infatti obbligatorio un titolo di laurea che, a quel livello, solo alcuni hanno. A denunciarlo, pur «senza voler fare allarmismi», è Cisl Funzione pubblica che, vista la portata del problema, oggi terrà un'assemblea dei lavoratori dei ricreatori, mentre il 9 aprile ne organizzerà un’altra con i lavoratori dei nidi.
La norma in questione è la 205 dello scorso anno, nota come legge “Iori”. Spiega il segretario provinciale della Cisl Walter Giani: «Questa norma potrebbe avere un enorme impatto negativo tra i lavoratori di nidi e ricreatori, con particolare ripercussioni sui tempi determinati (precari) e ovvie conseguenze sul tipo di servizio offerto». Quante persone, e che tipo di ripercussioni? È presto detto. Le graduatorie attualmente in vigore per le supplenze di nidi e ricreatori coinvolgono nel complesso circa 1.500 persone, anche se quelle che gravitano in modo più o meno abituale nelle strutture sono alcune centinaia. Praticamente tutti, spiega la Cisl, potrebbero ritrovarsi bloccato l'accesso al posto di lavoro a causa della legge Iori: la norma rende obbligatoria per gli operatori del settore la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico. Questa è attribuita a chi consegue un diploma di laurea nella classe di laurea L-19, Scienze dell’educazione e della formazione. Un titolo che, com'è ovvio, non è molto comune tra i lavoratori dei nidi e dei ricreatori, strutture che non richiedono un livello di specializzazione così elevato.
«Non vogliamo creare allarmismi - commenta il sindacalista -. Ma la Cisl Fp ovviamente non può rimanere immobile davanti a questa possibilità che potrebbe lasciare a casa molti colleghi impegnati da anni nei nostri servizi educativi. Persone che vantano un’esperienza di tutto rispetto, e che magari finirebbero penalizzate da un’eventuale esternalizzazione che a nostro avviso comporterebbe un chiaro depauperamento qualitativo e dei diritti di chi lavora».
La legge prevede una fase transitoria che consente ai lavoratori di aggiornare il proprio curriculum, ma configura un ostacolo notevole per i precari, che non essendo coperti dalle tutele dei lavoratori dipendenti rischiano semplicemente di vedersi bloccato il rinnovo dei contratti. L'appello del sindacato è di estendere anche a loro il paracadute: «La fase di transitorietà prevista dalla legge potrebbe dare a tutti la possibilità di sanare la propria posizione senza limitare le possibilità occupazionali dell'individuo», spiega Giani.
Il problema è ben presente nella mente degli operatori. Se ne è discusso in una serie di assemblee sindacali che hanno coinvolto almeno duecento dipendenti. La Cisl ha chiesto conto al Comune, spiega Giani, senza ottenere però grandi responsi: «Da oltre un mese stiamo chiedendo un confronto alla parte tecnica e politica dell'ente. Purtroppo, nonostante la comprovata delicatezza del tema e palesando forse una sorta di disinteresse nei riguardi dei lavoratori che ci avevano investiti di un preciso mandato, nessuno tra i politici ed i dirigenti interessati ha ritenuto opportuno aprire un confronto con il sindacato e anzi, salvo uno, nemmeno ci hanno degnato di risposta».
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