Trieste, l’atelier di Chersicla va a ruba
TRIESTE «Un successo clamoroso. Il venduto che sfiora il 95%. Praticamente tutto». Furio Princivalli, titolare della casa d’aste Stadion, non sta nella pelle. Non ci sono precedenti. Qualcosa del genere successe nel 2005 con l’asta dell’atelier di Ugo Carà. «Non in queste dimensioni. Sala stracolma e gente fino fuori della porta. Molta gente nuova. Un’asta durata fino alle 23 con un pubblico non abituale», aggiunge Princivalli.
L’evento ha il nome di Bruno Chersicla. Venerdì sera è andato all’asta l’intero atelier (finora conservato a Zoccorino, in Brianza, nell'ex filanda diventata casa e laboratorio dell’artista triestino alla fine degli anni ’60) nell’indifferenza totale delle istituzioni (che non si sono viste) e nell’euforia dei collezionisti e di cittadini qualunque. Quasi 200 persone in sala e un venduto che ha superato il 90%.
Un riconoscimento postumo all’artista, San Giusto d’oro nel 2009, entrato nel Guinness dei primati per il gigantesco graffito realizzato in piazza Unità nel 2000 prima della sua pavimentazione (un’opera che ha coinvolto 4.700 persone). Delle circa centosessanta, tra dipinti e sculture, sono rimaste solo 15 opere invendute (tra cui alcune maxi sculture, come il “Collezionista Luca della Robbia”, alto 1 metro e 87 ). La gran parte dei “cerambici”, “baroki”, ingranaggi e teste, medaglioni e disegni, imponenti sculture di legno è finita nelle case dei triestini.
Nessuna istituzione, a partire dal Comune e dalla Fondazione CRTrieste, si è fatta avanti. C’è stato un timido approccio della Soprintendenza ai Beni culturali che però non si è concretizzato in nulla. Peccato. Un’altra occasione persa. «Al funerale non c’era alcuna autorità, sono rimasta esterrefatta» aveva spiegato Melitta Botteghelli, per trent'anni compagna di Chersicla.
«Dopo la sua morte è calato il silenzio, l’indifferenza totale. Il Comune non si è mai fatto vivo con me, Chersicla è stato completamente dimenticato. Così ho deciso di vendere. Per me sarebbe difficile gestire una mostra da sola, vivo in due, tre città diverse. Allora mi sono detta: voglio offrire ai triestini la possibilità di avere un Chersicla in casa». E così sarà.
«L’atelier è andato disperso. La cosa positiva è che ora a Trieste tanti avranno un Chersicla in casa», aggiunge Princivalli. Le opere sono state aggiudicate a prezzi superiori alla riserva. Il record spetta alla testa di Dick Tracy che, partito da una stima tra i 500 e i 700 euro, è stata assegnata a 2.800 euro. A lungo conteso anche il busto di Manzoni (venduto a 2mila euro), e mentre quello di Arsenio Lupin è stato aggiudicato a 1.250. «Chi ha comprato, ha comprato molto bene. Sono gli affari che si fanno quanto va in asta un atelier», spiega il direttore della Stadion.
Restano molti rimpianti. Anche istriani. Entrambi i genitori di Chersicla erano di Portole d’Istria. «Le sue opere potevano trovare spazio al Museo della civiltà istriana - denuncia il musicista Mario Fragiacomo - evitando di essere messe all’asta in virtù di un credito sempre aperto tra triestini che hanno fatto la storia dell’arte. Chissà, forse tra 50 anni, come Italo Svevo, Umberto Saba...».
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