Trieste, l’aquila friulana sventola tra l’ironia e l’indifferenza
TRIESTE. Un capannello di azzimati turisti giapponesi respira a pieni polmoni l’aria che viene dal mare, in piazza Unità. Sopra alle loro teste sventola garrula l’aquila della Patria del Friuli, infilzata su un pennone del palazzo della Regione.
È forte la tentazione di chieder loro che ne pensano, ottenendo magari una risposta da web-tormentone («Sono giapponese...»). Ma vaglielo a spiegare, al Sol Levante, del Patriarcato di Aquileia e della dedizione di Trieste all’Austria... Lasciamo stare.
Se dovessimo attenerci al livello del dibattito politico regionale, vorremmo avere per le mani un sudcoreano. Lui sì che potrebbe capire: «Cosa penseresti se il faccione di Kim Jong Un campeggiasse su Seul?». Ma non ce l’abbiamo, il sudcoreano. Chiediamo dunque ai triestini che ne pensano, della “Fieste de Patrie dal Friûl” che dal 2015 porta ogni 3 di aprile la storica bandiera gialla-blu sui palazzi regionali del capoluogo e di Gorizia.
Il signor B.R. («Le brigate rosse non c’entrano - specifica - son le mie iniziali davvero!») squadra lo stendardo col cipiglio: «L’ho letto stamane sul Piccolo, ho alzato lo sguardo e l’ho vista lì». Un leggero accento del Meridione è rimasto, ma B.R. vive a Trieste da metà degli anni Sessanta e la considera a tutti gli effetti la sua città: «Posso dire la mia personale, personalissima opinione? È uno schifo».
Articola così la sua opinione: «Non ce l’ho con i friulani, sono i nostri vicini, la regione è una come una è l’Italia. Ma questa cosa mi lascia perplesso: se il Friuli vuole proprio prendersi Trieste se la prenda, però io non l’accetto».
Due signore, madre e figlia, siedono su una panchina e sfogliano il giornale in attesa del bus. «Mi sembra una cosa un po’ esagerata - dice la figlia -. Non voglio sminuire il Friuli e non sono campanilista, mi sento europea prima di tutto, ma questo dover piantare la bandiera qua e là non mi pare necessario». La signora madre dall’alto dei suoi novant’anni afferma: «È come se noi mettessimo l’Alabarda in piazza a Udine, è meglio se ognuno resta nel suo».
Un trio di passanti ridacchia, li comprendiamo bene, quando si chiede loro che ne pensano: «Di tutte le cose importanti a cui bisognerebbe lavorare i nostri rappresentanti preferiscono dedicarsi a queste cose. Penso che siano le classiche pagliacciate dei politici odierni». Se proprio si deve litigare sui campanili, aggiunge, «tanto vale fare come Trento e Bolzano con due province autonome». Rincalza la compagna di passeggiata: «Non è proprio tempo di buttar soldi, questo, guarda te se devono investire fondi pubblici nelle feste del Friuli...».
Una coppia di donne porta figli e nipoti a spasso in piazza: «Non ci dà affatto fastidio. In fondo questa regione si chiama Friuli Venezia Giulia e se c’è la festa dei friulani è giusto che ci sia la loro bandiera sul palazzo dell’ente. Se avessero sostituito la bandiera triestina con la loro non ci piacerebbe, ma così non vediamo proprio che problema c’è».
La pensa allo stesso modo anche un altro triestino di passaggio davanti al Caffè degli specchi: «Se andassi dietro ai media potrebbe anche darmi fastidio, ma preferisco non badare alle polemiche. Vedere la bandiera friulana sul palazzo regionale non mi turba su nessun piano, né su quello personale né su quello dell’impatto visivo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo