Trieste lancia Diplomazia e cooperazione
L’Università di Trieste si adatta ai tempi che cambiano e, per aumentare la propria attrattività, lancia a Gorizia il nuovo corso di laurea magistrale in Diplomazia e cooperazione internazionale. Il progetto presentato ieri mattina nell’aula magna di via Alviano nasce grazie allo scambio di idee avuto con gli studenti e gli ex studenti dell’ateneo giuliano. Nei fatti, si è trattato di un processo virtuoso che ha tenuto conto degli interessi di tutte le parti in causa e ha guardato alla realtà dei fatti. L’obiettivo principale è quello di offrire ai ragazzi e alle ragazze una formazione interdisciplinare specialistica nei settori storico-politologico, sociologico, giuridico, economico, geografico-ambientale e linguistico.
Dopo 25 anni di attività e dopo una riforma che ha spezzato il corso di laurea unico nell’attuale doppio ciclo del “3+2”, Scienze internazionali e diplomatiche si reinventa per formare figure professionali da inserire non solo nella diplomazia o nelle organizzazioni internazionali, ma anche nelle pubbliche amministrazioni e nella rete di organismi e associazioni non governative operanti nel campo della cooperazione. Mentre a Trieste il dipartimento di Scienze politiche propone la “magistrale” in Scienze del governo e delle Politiche pubbliche, a Gorizia aggiunge quella in Cooperazione internazionale. A caratterizzare il percorso di studi sarà soprattutto la forte componente linguistica. In questo modo l’ex seminario potrà richiamare in via Alviano studenti anche dall’estero.
«Abbiamo lavorato moltissimo per arrivare a questo risultato», assicurano i rappresentanti degli studenti Francesco Saltarin e Martina Melchiori. «La cooperazione è un tema trasversale di cui ci si può occupare a più livelli», sottolinea dal canto suo la professoressa Sara Tonolo. A scanso di equivoci, la direttrice del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste precisa poi che l’obiettivo non è quello di formare dei cooperanti operativi, quanto dei progettisti.
«Vogliamo potenziare l’offerta, mantenendo ciò che già esiste, rendendolo però più robusto», sono invece le parole del professor Georg Meyr che, in qualità di coordinatore del corso, evidenzia: «I nostri studenti sono ai vertici di numerose organizzazioni internazionali, ma un riadattamento era necessario perché altrimenti si rimaneva a una visione del mondo non rispondente alla realtà». Se, dunque, chi sceglieva di studiare a Gorizia prima puntava a carriere quasi esclusivamente internazionali, con questo nuovo corso di studi guarderà anche in altre direzioni. Non a caso, da gennaio l’Ateneo tirestino ha attivato un protocollo con la prefettura di Gorizia grazie al quale gli studenti possono svolgere tirocini all’interno della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
Paradossalmente, la presenza massiccia di migranti, diventa una risorsa per il capoluogo isontino. Il prefetto Isabella Alberti non lo dice apertamente, ma nei fatti è così. «Gorizia è una città particolare con una prefettura particolare perché è al confine. Da noi si ha una visione totale del settore immigrazione. Da quando lo straniero entra sul territorio nazionale a quando viene integrato ci sono tutti i presidi, compreso il centro governativo di Gradisca d’Isonzo. Fare un tirocinio a Gorizia è quindi formativo. Nel campo dell’immigrazione, a Gorizia si può avere uno spettro ampio di competenze». La commissione di piazza Vittoria è una delle 42 sparse per l’Italia, ma è soprattutto una di quelle storiche e ha competenza sull’intero Friuli Venezia Giulia. «Sarete chiamati a operare attivamente», assicura il presidente della commissione Massimo Mauro parlando ai ragazzi.
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