Trieste, l’altolà di Serracchiani: «Generali resti italiana»

Il monito della governatrice: la compagnia mantenga le sue radici ben piantate a Trieste. Se necessario intervenga il premier Gentiloni

TRIESTE. Non ci sono in ballo solo storia, tradizione, prestigio. Più prosaicamente, la presenza di Generali a Trieste vale ogni anno 350 milioni di entrate per il Friuli Venezia Giulia, attorno all'8% della legge di Stabilità regionale.

Dopo giorni di indiscrezioni sulle mire francesi di Axa, su quelle tedesche di Allianz e sul progetto di integrazione di Intesa San Paolo, pure Debora Serracchiani, da presidente di una Regione che si batte da anni per mantenere, e se possibile incrementare, i grandi gruppi che versano i tributi e creano occupazione sul territorio, lancia il suo appello a difesa dell'italianità del Leone, oltre che del radicamento nel tessuto triestino.

Italianità, sottolinea Serracchiani, perché l'obiettivo è quello di non restare intrappolati nel risiko sul capitalismo made in Italy e dunque di non consegnare allo straniero l'ultimo marchio nazionale della finanza, ma anche «indipendenza e internazionalità». Sono i valori che le Assicurazioni Generali «devono mantenere».

Assalto alle Generali: il governo nella partita a difesa dell'italianità
La bandiera di Generali sulla sede triestina

L'attenzione della giunta regionale è massima. La presidente, fa sapere di avere un contatto costante con i vertici dell'azienda, di essere pronta a seguire giorno per giorno l'evolversi della situazione e di voler assumere tutte le informazioni, se necessario arrivando al tavolo del premier Paolo Gentiloni.

«Mi pare in ogni caso che il governo sia molto concentrato sulla vicenda e che, da alcune dichiarazioni, sia emersa la volontà che Generali resti un gruppo del nostro Paese».

Premesse le rassicurazioni che parrebbero arrivare da Roma, davanti al tentativo di scalata del terzo gruppo economico italiano, nonché quarta compagnia di assicurazioni a livello mondiale, Serracchiani fa sapere che la Regione è sua volta in una posizione di difesa di un'italianità «che dovrà continuare a coniugarsi con lo storico radicamento di Generali nel tessuto della città di Trieste».

Generali in difesa compra il 3% di Intesa

Perché, all'evidente interesse finanziario e occupazionale, si aggiunge il fatto che la società rappresenta anche «un forte propulsore d'innovazione che lascia chiare impronte locali e con cui abbiamo consolidato dei rapporti sempre più stabili e collaborativi».

Senza entrare nel merito delle possibili nozze con Intesa (nei giorni scorsi Generali ha fatto la voce grossa acquisendo il 3% dei diritti di voto dell'istituto torinese), e quindi senza commentare i retroscena che raccontano di un Matteo Renzi favorevole alla fusione tra i due gruppi italiani sin da quando, nell'autunno scorso, iniziarono a circolare le voci di un interessamento di Axa, Serracchiani spiega di non essere contraria a priori «ad alleanze pensate nell'ottica del rafforzamento», ma ammette preoccupazione di fronte a iniziative finanziarie «che possono ricadere negativamente sul territorio».

Trieste, le mire francesi di Allianz. Generali: resta strategica
I palazzi delle Generali a Trieste

Il pensiero va al lavoro e al valore aggiunto della permanenza della sede in regione, che si tramuta in entrate tributarie. Dalla direzione Finanze viene comunicato che si tratta di importi notevolissimi: mediamente 350 milioni all'anno entrano nella casse della Regione con il meccanismo della compartecipazioni su Irpef, Ires, Iva e imposte sostitutive versate da Generali. Altrettanto significativa la cifra di Allianz, che pure ha la sede legale a Trieste: in questo caso si parla di 150 milioni.

Francesco Peroni, assessore alle Finanze, preferisce evitare commenti rispetto a una situazione ancora in divenire, ma è il primo a sapere che perdere quelle risorse sarebbe un colpo durissimo per il Fvg. Il rapporto della Regione con Generali è tra l'altro sempre stato molto stretto. Nel 2014 il colosso assicurativo partecipò pure al rafforzamento patrimoniale di Mediocredito Fvg sottoscrivendo un'emissione di titoli obbligazionari subordinati per 50 milioni di euro operata dalla banca regionale.

La svolta tedesca di Generali: stretta su costi e innovazione
Il ceo di Generali Deutschland, Giovanni Liverani

Di qui la sottolineatura della presidente sul riscontro alle richieste «legittime del gruppo» di implementare la funzionalità di ferrovie, aeroporti e autostrade. «Vi stiamo dando risposte visibili», rimarca Serracchiani chiudendo con ottimismo: «Nutro fiducia che la presenza di Generali a Trieste possa continuare a esprimere lo straordinario valore aggiunto che le è riconosciuto, dal punto di vista economico, sociale e culturale. È chiaro che interfacciarsi con un partner italiano, per quanto esso sia globale, aiuta».

Come andrà a finire? «Non lo so - risponde ancora la presidente della Regione -, ma ho ben chiara l'idea di come vorrei andasse a finire: con un rafforzamento di Generali, e un conseguente incremento di attività, occupazione e ricchezza lasciata sul territorio. In un contesto mondiale, certamente, ma con i piedi ben piantati a Trieste».

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