Trieste, l’acqua minaccia le tombe di Sant’Anna
TRIESTE Lì sotto nei paraggi, racconta il tabellone informativo piantato al grande ingresso di via Flavia, sono accolte tra le altre le spoglie mortali di Julius Kugy, Arduino Agnelli, Nereo Rocco e Scipio Slataper. La stragrande maggioranza degli “ospiti” del campo 3 di Sant’Anna, il secondo più a sinistra partendo dal basso, non ha mica nomi passati alla storia e, anzi, gradirebbe semplicemente poter continuare a riposare in pace.
Un “diritto” non facile, però, di questi tempi, giacché per la rottura di due pompe che drenano solitamente l’acqua piovana, dirottandola verso la fognatura, diverse tombe, a cominciare da quelle alla base dello stesso campo 3, sono minacciate da infiltrazioni sotterranee.
Uno scenario che, com’è ovvio, in superficie non si vede e che, macabramente, si può immaginare, anche se da AcegasApsAmga giurano che il guaio sarà risolto a breve e che soprattutto (grazie anche all’intervento-tampone organizzato da venerdì dopo le prime avvisaglie di tale guaio e tuttora in corso, che prevede il continuo impiego d’un camion-idrovoro della ditta specializzata Pertot fino al pieno ritorno in funzione delle pompe atteso per il fine settimana) ogni rischio che le salme sepolte in zona possano finire danneggiate dovrebbe essere «scongiurato».
In attesa delle verifiche che si potranno fare al caso (già una vedova, che da due anni passa ogni giorno di lì a salutare il marito, intende letteralmente andare fino in fondo e ha già annunciato di volerne richiedere la riesumazione) per intanto il dato di fatto che resta è che per una sfortunata congiuntura al di sotto dei fiori e delle lapidi del campo 3 (specie nella parte “a valle” più vicina all’ingresso, essendo il campo inclinato dal lato sinistro verso il centro) le tombe sono appunto minacciate dall’acqua.
La congiuntura è, esattamente, la rottura non di una ma di entrambe le pompe deputate in quel punto al drenaggio dell’acqua piovana verso la condotta fognaria, il tutto combinato a un periodaccio dal punto di vista meteo, fatto di abbondanti piogge e dunque, guarda caso, di abbondante produzione di acqua piovana. Al campo 3, per la cronaca, è sistemata fino a otto metri di profondità una novantina di cripte che contengono a loro volta una serie di loculi sigillati internamente. Non sono di cartone, questo no, ma non sono neanche a tenuta stagna.
Se ne desume quindi che «un po’ d’acqua», come precisano da AcegasApsAmga, può essersi insinuata, che «non si possono escludere piccole infiltrazioni» anche se «non ci sono pericoli rispetto all’integrità delle salme». L’acqua, come detto, avrebbe lambito le file più basse del campo 3, a partire da quella più a ridosso delle botole all’interno delle quali sono installate le pompe ora fuori uso. Vi riposano i triestini venuti a mancare tra gennaio e marzo del 2014.
A loro fanno ora compagnia due tecnici della Pertot, che controllano che la pompa esterna del loro camion succhi a dovere l’acqua depositata in profondità. Delle due pompe interne, invece, una - anticipano da AcegasApsAmga - potrebbe rifunzionare da oggi in quanto dovrebbe completarsi l’opera di sostituzione di un “pezzo” di ricambio già in casa. Per l’altra sono invece in corso riparazioni più complesse, per le quali ci vorranno ancora «due o tre giorni».
Il rumore del camion della Pertot è accompagnato da un’aria che alle narici si fa pesante, e non è dato sapere se venga dalla fognatura. Una situazione che per Gabriella Marletta, che va a trovare il marito in una delle file più basse, dopo quattro giorni si sta facendo insostenibile: «La colpa non è della pioggia ma dell’Acegas che non ha ancora messo a posto l’impianto. Dicono che lì sotto sia allagato, e il silicone non può tenere. Ho parlato con il mio avvocato, al quale ho chiesto di avviare le pratiche per la riesumazione di mio marito. Il pensiero che me lo soffochino per la seconda volta non mi fa dormire».
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