Trieste, l’abbandono del parco che umilia Miramare FOTO

Viaggio tra sentieri incolti, tronchi rotti, cumuli di rifiuti e sedie arrugginite. Le serre sono ancora chiuse al pubblico. E le Scuderie restano sprangate
Foto Bruni Trieste 29.02.2017 Parco di Miramare--aiuole senza fiori e scooter parcheggjiato vicino al laghetto
Foto Bruni Trieste 29.02.2017 Parco di Miramare--aiuole senza fiori e scooter parcheggjiato vicino al laghetto

TRIESTE Entrare oggi nel parco di Miramare equivale un po’ a inoltrarsi in una grande soffitta polverosa, abbandonata da tempo. Dentro, pian piano, si scoprono tesori nascosti, tutti coperti da un’aurea stantia.

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Foto Bruni Trieste 29.02.2017 Parco di Miramare--aiuole senza fiori e scooter parcheggjiato vicino al laghetto

Verrebbe quasi da passarci sopra il dito per vedere quanta polvere c’è. Ogni albero, ogni edificio, ogni scultura sta lì, ma non è affatto protagonista di una natura rigogliosa. Al contrario.

Gran parte di quei 22 ettari di parco sta ancora male, ancora soffre. Occorre solo risalire il promontorio dal piazzale di fronte al castello per toccare con mano l’'abbandono quasi totale dell'area.

Certo, il prato verde all'inglese è stato tagliato con cura. Ma basta spostare un attimo lo sguardo per trovare una realtà ben diversa. Direzione: i servizi igienici esterni al castello. Davanti un tombino in pietra è completamente dissestato. Accanto una trave in ferro con alla base un pezzo di pietra che forse stava all'interno del tombino stesso.

Ma avvicinandosi alle serre - che continuano a restare chiuse al pubblico e vuote -, posizionate nella parte a cui si accede anche dal porticciolo di Grignano (il cui primo cancello resta aperto anche di notte), c'è solo una fila di aiuole, in questo caso ben curate, che coprono, agli occhi meno indiscreti, pezzi di cabine di contatori completamente buttati a terra.

Attorno vasche di ferro, tubi grigi in plastica che spuntano da terra senza pietà. E così si trovano pure grandi assi in legno distesi a terra sopra un cumulo di fogliame.

Ciarpame di ogni tipo: pezzi di gomma, una sedia e un tavolino in metallo arrugginiti, secchi e tanto altro materiale che sembrerebbe inutile.

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Quello che pure è curioso è che dei resti di rete arancione in plastica e cartelli per i lavori in corso invece di essere messi davanti a questa zona degradata, siano appoggiati su una parete in attesa di essere usati.

Se il giardiniere Anton Jelinek, che tanto si occupò dei desideri di Massimiliano d'Asburgo per trasformare il promontorio di Grignano in un'oasi botanica, vedesse com'è tuttora ridotto oggi il parco, ululerebbe.

Perché tutto quello sforzo oggi non viene valorizzato, nonostante anni d'interventi: rami secchi non tagliati, potatura spesso assente ma soprattutto il sistematico cumulo di tronchi interi o tagliati appoggiato lungo i sentieri e lì abbandonato. Prima o poi, vien da pensare, qualcuno arriverà e li porterà via.

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Ma chissà da quanto tempo invece stazionano gli altri fusti, probabilmente di conifere morte, abbattuti dal vento o tagliati per l'età e e lasciati completamente allo sbando in mezzo ai sentieri, sopra e davanti alle grotte.

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Quasi i visitatori fossero chiamati a una gara di salto all'ostacolo. Sono da così tanto tempo a terra che si sono naturalmente inglobati nel sottosuolo.

Provate a scendere in direzione delle Scuderie, anch’esse completamente sprangate e senza dignità di vita. Il viottolo vi porterà, dopo aver scavalcato gli ostacoli, davanti a un cancello. Nessun avviso vieta il passaggio. È il retro appunto delle Scuderie.

Una vallata dimenticata da Dio, dove si sente solo lo scorrere dell'acqua che scende verso il mare e intorno ci sono un ombrello dimenticato, una scultura in ferro a forma di mappamondo, un container e la desolazione più totale. In tutti i luoghi degradati il turista o il passante può arrivare senza alcun divieto, o quasi.

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Ci sono poi le casette costruite sempre su ordine di Massimiliano e progettate nello stesso periodo del castello di Miramare. Al momento solo due di queste sono abitate secondo un normale contratto d'affitto da due dei 25 guardiani del castello, perché per il parco non è previsto alcun custode.

Le altre sono abbandonate a se stesse con erbacce che crescono a dismisura e pezzi d'intonaco che cadono. Più a valle i cannoni regalati da Leopoldo I del Belgio stanno lentamente arrugginendosi. Anche l'area circostante l'edificio dell'ex dimora di Carlotta e Massimiliano non se la passa bene.

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Pochi sono i vasi fortunati ad avere un po’ di vegetazione. La maggior parte o è vuota o cerca di sorreggere rami secchi e obliqui. Come notato da un lettore del nostro giornale, il camminamento lato mare del castello è cosparso di deiezioni di colombi.

Mira e Mar, i due cigni, stanno bene, nonostante abitino in luogo poco ameno per loro. A difenderli c'è solo la sfinge che, silente, riposa sempre all'erta sul molo del porticciolo che anche Cesare dell'Acqua, ai bei tempi, ritrasse.

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