Trieste, la verità per Giulio Regeni spacca il Consiglio

Rissa e insulti in aula durante la discussione delle mozioni sullo striscione. Bocciata quella del Pd che chiedeva il riposizionamento del drappo. Dipiazza tira dritto
La manifestazione in piazza Unità per Giulio Regeni (Silvano)
La manifestazione in piazza Unità per Giulio Regeni (Silvano)

TRIESTE. La discussione delle mozioni sullo striscione “Verità per Giulio Regeni” è culminata in un tafferuglio in aula. Pubblico contro vigili urbani e pure, senza alzare le mani, politici contro politici. Prima la capogruppo del Pd Fabiana Martini ha esposto la proposta del centrosinistra di ricollocare lo striscione di Amnesty sulla facciata del municipio. Poi il capogruppo di Forza Italia Piero Camber ha iniziato a illustrare quella del centrodestra mirata a imporre un nuovo regolamento in materia.

 

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Gli animi si sono surriscaldati quando Camber ha ricordato un passaggio della mozione originaria, quella da cui era nato il caso: «Noi eravamo contrari a strumentalizzazioni, non chiedevamo di rimuovere quello striscione in particolare, per questo motivo citavamo l’esempio dei marò...». Il richiamo al legame tra la vicenda dei fucilieri di marina processati in India e il brutale assassinio del giovane di Fiumicello ha fatto scattare l’indignazione di parte del pubblico.

 

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Un coro di «Vergogna!» ed epiteti poco lusinghieri si è levato dal fondo dell’aula. Dai banchi della maggioranza sono partite urla in risposta. L’impossibilità di calmare il chiasso ha portato il presidente del Consiglio a decretare lo sgombero dell’aula. Ne è nato un tira e molla tra vigili urbani e una parte del pubblico, conclusosi dopo qualche minuto di urla e spintoni con l’espulsione dei più rumorosi, mentre diversi consiglieri filmavano col cellulare.

 

 

A quel punto Camber ha chiesto una riunione dei capigruppo, subito accettata. Pochi minuti dopo però ne sono emersi urlando il capogruppo di Fdi Claudio Giacomelli e quello del M5S Paolo Menis. Al centro nuovamente l’accostamento marò-Regeni. Per un secondo si sono fronteggiati petto contro petto nella posa preliminare alle risse conosciuta come “la mossa dello scimpanzè”. Poi gli animi si sono calmati.

 

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È ripresa la discussione in aula. La mozione del Pd chiedeva di ricollocare lo striscione: «Poco tempo fa la famiglia Regeni ha chiesto di mantenere alta l’attenzione, poiché proprio ora sembrano possibili delle svolte - ha detto Martini -. Auspichiamo che venga quindi esposto nel palazzo che più rappresenta tutti i cittadini». Camber, dicevamo, ha esposto la proposta di regolamento: affissione di striscioni per attività legate al Comune, e a discrezione del sindaco per tutti gli altri casi con un massimo di trenta giorni. Lungo il dibattito.

A conclusione l’intervento del sindaco Roberto Dipiazza: «Sono stato criticato per aver detto di aver tolto “il dente cariato”, ma ho voluto mettere uno stop alla strumentalizzazione politica e dei media. Se c’è stato un errore, mi spiace e solidarizzo con la famiglia Regeni. Ma non rimetterò lo striscione». L’esito del voto: bocciata la mozione del Pd, fatta propria dal sindaco quella della maggioranza.

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