Trieste, la stretta sulla movida incassa il no dei giovani
TRIESTE Non vogliono altri limiti o controlli, chiedono solo di potersi divertire liberamente. Perché, ne sono certi, alla fine non danno fastidio a nessuno. Difficile sostenere il contrario in questa tranquilla serata di metà settimana popolata di centinaia di giovani. Tanti trentenni ma anche molti diciottenni, o poco più, intenzionati a godersi fino in fondo la parentesi estiva. Una notte che di “movida” ha ben poco.
In via Torino, la zona “calda”, all'una e mezzo i camerieri sono già con gli scopettoni in mano a spazzare il pezzetto di strada davanti ai locali, ad abbassare luci, togliere sedie e portar via gli ultimi bicchieri. Con la musica che se sfora i trenta decibel è tanto. Un bambino dorme serenamente su un divanetto accanto a una coppia. La festa, lo sballo per alcuni, è roba da weekend. È di venerdì e sabato, quando il popolo della notte si concentra in quelle quattro cinque vie del centro, che il prossimo regolamento della giunta Dipiazza andrà a colpire. Tutti a chiedersi cosa cambierà davvero, nei prossimi mesi, quando entrerà in vigore il provvedimento. Niente più bottiglie di vetro da una certa ora in poi, si è detto.
Controlli fonometrici. Multe più alte ai gestori che sgarrano con il volume. Vietato star fuori, ai tavolini, dopo le tre di notte. Basterà per metter d'accordo tutti? Cioè il sacrosanto diritto al divertimento con l'altrettanto sacrosanto diritto al riposo? Ma, ed è questo che si domandano i ragazzi, serviva varare norme più restrittive? «No - obietta il diciannovenne Simone, mentre aspetta gli amici -. Non condivido molto queste proposte, perché a Trieste alla fine non vedo tutto questo caos di cui si parla. Se si aggiungono altre regole si limita il divertimento. Comunque capisco benissimo le ragioni di chi si lamenta anche se, ripeto, la città mi pare tutto sommato calma. Se tutti rispettano le regole che già esistono e ci si comporta bene, non ci sono problemi».
Non c'è traccia, in giro, di bicchieri o bottiglie abbandonate. Ce n'è una, ed è l'unica nell'intero asse che porta verso piazza Venezia, sulla panchina di piazza Unità. Di vetri rotti nemmeno l'ombra. Il giovane che si scola la bottiglia di rosso passeggiando in piazza della Borsa, attorno a mezzanotte, è probabilmente il più trasgressivo della serata. Il gruppetto seduto davanti al municipio ha preferito portarsi un po' di “scivolo” alla pesca. In bottiglia di plastica, s'intende, preparata a casa. «Per risparmiare - sorride Jacopo Alberico, diciotto anni -. Mi par difficile far rispettare orari e limiti - avverte - anche perché le nostre serate iniziano a mezzanotte...però se mi metto nei panni di mia nonna che sta dormendo e viene svegliata dalla gente sotto, beh la posso capire. Tutto sta nell'educazione, credo». Moreno Martellotti, coetaneo, annuisce. «Mah, però io credo che invece questa città sia piena di anziani pignoli, molto pignoli, che se la prendono per tutto. Cosa facevano loro alla nostra età? Si mettano nei nostri panni - commenta - e ci capirebbero un po' di più. In fondo basta venirsi incontro perché ognuno ha le sue esigenze: i locali tengono la musica più bassa, la gente cerca di non fare casino e chi abita intorno prova a essere un po' più tollerante...e viva là e po bon! Sì, viva là e po bon! Perché, rendiamoci conto, dove ci sono tutti questi problemi di movida a Trieste?».
Emanuele Pertosi, studente di Statistica all'Università, segue il filo del discorso. «Ecco - spiega - ha ragione lui, ci vuole tolleranza. Negli ultimi anni la città si è rivitalizzata un po' di più, non è noiosa ma non è nemmeno caotica. Finalmente c'è vita... Ai miei amici di fuori Trieste consiglio di venire qua, perché so dove portarli e so che si divertiranno».
Anche i locali attorno a piazza Unità, in passato ripetutamente segnalati per schiamazzi, bevute smodate e risse, sono tutto sommato pacati. Di tanto in tanto escono ragazzi con bottiglie e bicchieri di vetro in mano: sostano un po' davanti l'ingresso a chiacchierare con gli amici e poi continuano il giro sorseggiando la loro birra. Più che con la “movida”, il centro deve fare i conti con il degrado. Basta fare due passi in zona Urban di Cittavecchia, tra le viuzze nascoste e lordate di graffiti, per rendersi conto dell'odore che si alza lungo i vicoli. Sono i soliti che usano la strada come una latrina pubblica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo