Trieste, la “strage” infinita delle tabaccherie: in pochi anni chiusa una su quattro

TRIESTE Un tempo rappresentavano un’attività redditizia, spesso a conduzione familiare. Da qualche anno a questa parte, però, sono in forte crisi a causa di una contrazione dei consumi e di una tassazione considerata pesante. Parliamo delle tabaccherie, realtà così in bilico da far scattare in città una sorta di fuggi fuggi generale. A Trieste si registra infatti una nuova ondata di vendite di rivendite. Una quindicina al momento le attività pronte a gettare la spugna e a offrire al migliore offerente licenze, muri o entrambi. Spazi piccoli o grandi, centrali o periferici, messi in vendita online da agenzie immobiliari o da privati, alcuni già da qualche anno sul mercato. Tanti nel cuore della città, come in Corso Italia o vicino all’Ospedale Maggiorne.
A confermare la difficoltà del settore è Giovanni Diomede, presidente della Federazione Tabaccai di Trieste. «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una moria generale, con tante chiusure - commenta -. I numeri precisi fanno capo ai Monopoli di Stato, posso dire che fino a qualche anno fa erano oltre 200, siamo attorno ai 150. Si fanno i conti con i minori acquisti, le tasse e poi la solita concorrenza con la Slovenia. Dopo l’apertura dei confini, le sigarette si comprano ancora più facilmente».
C’è chi pubblicizza la propria attività con tanti particolari, chi invece è molto stringato e promette informazioni esaustive solo a chi è realmente propenso all’acquisto. Anche perché, a detta molti, le trattative spesso non vanno a buon fine per le tante spese previste. «Vendere è sempre più difficile - spiega Diomede - perché chi compra deve pagare anche l’atto notarile dovuto al passaggio della licenza, oltre ai costi dei servizi che sono soggetti a fideiussione e ancora va considerato che i Monopoli chiedono il 50% degli aggi di tabacchi e del gioco del Lotto dell’anno precedente. Un conto totale spesso considerato insostenibile».
Per render accattivante la proposta, si punta spesso su alcune caratteristiche del locale, in particolare sul flusso di persone nella zona o se si tratta di una realtà che vanta una lunga storia alle spalle. Qualche esempio. Una tabaccheria viene descritta come «centralissima», una più piccolina «su strada di forte passaggio, all'interno di un rione molto popolato». Un altro locale ancora specifica «su via ad elevato passaggio pedonale e di autoveicoli nelle vicinanze di palestre, supermercati e negozi, vicino alla fermata bus». Ma l’elenco è lungo. Tra chi inserisce anche il prezzo c’è una tabaccheria a 30 mila euro vicina al Maggiore. A 55 mila una in semiperiferia, attività e muri. Anche il tabaccaio vicino a piazza Foraggi se ne va e cerca un nuovo acquirente, a 65 mila euro. Aumenta il prezzo ma anche la metratura a Ponziana, dove la rivendita è offerta 105 mila euro. Si sale a 159 mila euro in viale XX Settembre dove si evidenzia un «buonissimo ed elevato fatturato dimostrabile». Altre tabaccherie sono in via San Marco, a Basovizza, sul lungomare di Barcola e pure a due passi da Corso Italia. «Cedesi avviata attività pluriennale con possibilità di ulteriore sviluppo data l'ubicazione strategica a fianco del nuovo albergo Hilton di prossima apertura e la pedonalizzazione della via». La strada è chiaramente via Santa Caterina.
La trattativa più impegnativa, infine, riguarda la piccola attività dentro alla Stazione centrale. È in vendita infatti pure quella, al prezzo di 295 mila euro. —
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