Trieste, la Soprintendenza vincola Pirona. Scongiurati scempi e cambi d'uso

Questa volta ci siamo. L’atteso provvedimento per la tutela della pasticceria Pirona sta davvero per arrivare

Questa volta ci siamo. L’atteso provvedimento per la tutela della pasticceria Pirona sta davvero per arrivare. La Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia per archeologia, belle arti e paesaggio è pronta a dichiarare di «interesse culturale» l’immobile di largo Barriera, in mano alla società di leasing del gruppo Unicredit, e i rispettivi arredi, acquistati come noto dalla Fondazione CRTrieste. Questione di giorni, assicurano da palazzo Economo.

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Silvano Trieste 12/08/08 Pasticceria Pirona, Largo Barriera Vecchia


L’iter è a grandi linee questo: l’ente emette la notifica di interesse culturale, segue l’entrata in vigore del vincolo e poi c’è un tempo predefinito entro il quale il proprietario dell’immobile può emanare delle controdeduzioni. Ciò vuol dire dunque che dal momento in cui sarà imposto l’obbligo di rispettare il parere dell’ente statale, l’attuale proprietario e i futuri acquirenti dovranno passare per palazzo Economo qualora volessero intervenire dal punto di vista edilizio, perché d’ora in poi tutti i lavori dovranno essere preventivamente autorizzati dalla Soprintendenza.

E nemmeno la destinazione d’uso verrà lasciata al libero giudizio. Essendo la pasticceria Pirona classificata locale commerciale, sempre secondo il codice dei Beni culturali e del paesaggio, la sua funzione deve essere compatibile con la storia del luogo e del bene. Per fare un esempio, non sarebbe sicuramente possibile trasformarla in una casa di risposo - ammesso che ci sia lo spazio -, tanto per dire. E sarebbe auspicabile che tornasse a essere pasticceria, anche se non c’è tuttavia alcun veto sulla categoria merceologica da mettere in vendita.

Sul perché questa azione non sia stata messa in campo prima, il soprintendente Corrado Azzollini si era già espresso. «La Soprintendenza - aveva affermato - ha ritenuto di non procedere ad un vincolo pertinenziale della pasticceria che, di fatto, avrebbe legato il destino degli arredi a quello dell'immobile, situazione che avrebbe potuto generare fra le diverse proprietà lunghi contenziosi».

Oggi l’ente ribadisce il concetto. «I nostri uffici - spiega palazzo Economo - quando la pasticceria è stata chiusa, si sono immediatamente attivati per arrivare a una soluzione che permettesse la tutela del bene. Vista la situazione estremamente complicata (proprietari diversi), abbiamo cercato di capire le intenzioni. A seguito di numerosi colloqui con i vari referenti e compresa la situazione, abbiamo reputato di non intraprendere la via dell'imposizione immediata del provvedimento di tutela, da calare dall'alto come una costrizione. Tale soluzione, infatti, avrebbe forse “congelato” la situazione, ma avrebbe allo stesso tempo sicuramente comportato contenziosi in sede di Tar, nonché complicato la possibilità di addivenire ad una soluzione positiva per la riapertura dell'esercizio commerciale». La scelta dunque era stata presa per favorire il dialogo tra gli interlocutori. Nello specifico, voleva essere un modo per non far passare la tutela come vincolo, quindi come provvedimento impositivo e scoraggiante, ma come un atto in grado di difendere il ruolo di Pirona come esercizio commerciale e non come museo. Azioni intraprese comunque nella convinzione che la pratica si concludesse in poco tempo. Ma visto che il fascicolo Pirona è ancora in cerca di un nuovo proprietario, la Soprintendenza ha deciso di agire.

Per quanto riguarda invece il futuro imprenditoriale del locale, va detto che l’iter per il «reimpossessamento coatto» - che avviene di norma quando il soggetto che ha avviato il leasing, come accaduto per Pirona con gli ex proprietari De Marchi, interrompe le rate -, non è semplice, fanno sapere dalla società Unicredit. Ma questo non toglie che qualsiasi proposta in arrivo da nuovi proprietari non è vincolata da questo iter. Anzi, «ogni offerta è ben accetta».

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E almeno una, quella del patron del Pane quotidiano Fabio Fontanot, sarebbe già stata formalizzata.

Per quanto riguarda gli arredi, che da largo Barriera non si sono mossi di un millimetro, non c’è alcuna volontà da parte della Fondazione di trattenerli. «Quando la situazione si risolverà - osserva il segretario generale Paolo Santangelo -, troveremo un accordo con il neo proprietario». Non resta quindi che attendere.
 

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